È uno sporco lavoro, ma qualcuno doveva pur farlo

A febbraio di ogni anno, centinaia tra i migliori esperti di sicurezza informatica del mondo si riuniscono in un resort sulla spiaggia, sia esso nelle Americhe, in Europa, Asia o al largo della costa occidentale dell’Africa. Ma non per il sole in sé. O per la spiaggia. O per i cocktail. Ci vanno per… combattere le malefatte del mondo cyber! Per lo meno, questo è quello che raccontano ai loro cari quando scompaiono per una settimana alla volta di un paradiso idilliaco. Il paradiso in questione erano le isole Canarie, scelte per, l’avrete capito, il Security Analyst Summit (SAS), il nostro raduno speciale rivolto ai guru della sicurezza IT.

Il SAS riunisce i pezzi grossi di differenti compagnie, con diverse specializzazioni, da ogni parte del globo: in sostanza, per fare quattro chiacchiere, a volte formali, ma per lo più informali, in sale conferenze seminterrate con aria condizionata, e su lettini sulla spiaggia (oops, è stato svelato il segreto:) Il fine è aiutare più gente possibile a comprendere il dove, il come e il perché delle minacce informatiche, scambiando esperienze e un valido know-how.


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TIPI DA CAPODANNO!

Ho ho ho!

Una volta l’anno, di solito verso la fine di dicembre, cominciamo d’un tratto a sentirci tutti in vena di festeggiare. E non importa se fuori ci sia un paesaggio innevato o un triste inverno continentale: pioggia spessa che cade dal cielo plumbeo e vento pungente che soffia attraverso il nostro ufficio o i palazzi. Perlomeno, potete sfuggire al clima nel parcheggio sotterraneo che, in effetti, è l’unico posto.

La grigia oscurità nordica è la dura realtà dei giorni che precedono Capodanno. Malinconia ed “estetica della decadenza” (cit.).

Ma noi non siamo quel tipo di persone cui il clima impedisce di divertirsi! Ogni anno ci scrolliamo di dosso la tristezza invernale e grazie a una gran forza di volontà e con un piccolo aiuto da parte di volontari, artisti professionisti, truccatori, organizzatori d’eventi, più un sacco di prove, ci riuniamo tutti in un luogo prestabilito. Questa è l’annuale festa di Capodanno di Kaspersky Lab! E i risultati parlano da soli!


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La Ferrari è tornata

Ciao a tutti da Singapore!

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Cosa c’è da fare a Singapore? Tanto, a dire il vero. Ma il weekend appena trascorso c’è stato un evento che ha tolto il protagonismo a qualsiasi altra cosa e che è stato il centro d’interesse di questa città-isola-stato: la Formula 1.

Abbiamo (noi della Scuderia Ferrari, per chi non l’avesse ancora capito) iniziato la gara del sabato con il piede giusto: pole e terzo posto sulla griglia di partenza. Le cose poi sono andate sempre meglio…

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Questa foto e la precedente sono state scattate dagli schermi TV ai box.

Ma non ero l’unico di KL ad ammirare lo spettacolo dai box:

post-29-0-46616400-1442692032Davvero, ragazzi, che weekend incredibile!

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Avvistamenti inaspettati e assolutamente inspiegabili

Quante probabilità ci sono che l’Inferno si congeli o che un gatto sopravviva ad un soggiorno da queste parti? Ben poche, effettivamente…

Altrettando poche dovrebbero essere le probabilità di avvistare un’auto russa targata 41 (ovvero della Kamchatka, penisola situata nell’estremo oriente della Russia accanto al Giappone) nelle strade di Kalingrad, nnella punta opposta del paese rispetto alla Kamchatcha. Tuttavia, devo dire che di recente ne ho vista una. Un avvistamento assolutamente improbabile, ma è successo…

41… Sarà in fuga

In un’altra occasione ho avvistato alcune moto con targa tedesca sull’isola di Creta, a più di 1.000 km di distanza dalla Germania. Incredibile!

Altre volte ho avvistato targhe inglesi (bianche davanti e gialle sullo sfondo) a Mosca. Anche in questo caso, c’è molta distanza tra i due paesi.

Sorpresi? Incuriositi? Colpiti? Non dovreste, perché…

… date un’occhiata qua! Ecco cosa ho visto l’altro giorno:

Un paraurti “Extreme Duty Winch” in una Mercedes Benz

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Vivid Sydney, il festival delle luci

Ogni anno, tra fine maggio e i primi giorni di giugno, Sydney si trasforma e diventa più “vivida” che mai! Mi riferisco a Vivid Sydney, il “festival delle luci, della musica e delle idee”. Si estende per quasi tutta la città: tra i punti nevralgici del festival l’Opera House, il Darling Harbour (una delle tante baie di Port Jackson) e molti altri edifici e ponti dove hanno luogo numerosi e bizzarri spettacoli pirotecnici.

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Un posto lontano sul mare

“Anche se vi dovesse capitare di nascere in un impero, è meglio vivere in un luogo lontano sul mare”.

-Joseph Brodsky, Letters to a Roman Friend

Benvenuti a tutti, cari lettori del blog. Sono stato via per un po’. Durante il mese di maggio ho avuto la fortuna di trascorrere qualche giorno nella zona occidentale della Russia, precisamente nella città di Kaliningrad, che ai tempi della Prussia si chiamava Königsberg . In realtà, il nome Kalinin non è che mi entusiasmi (e anche le connotazioni che ne derivano), per cui la chiamerò Köningsgrad.

Il vecchio Brodsky aveva ragione quando disse che è meglio vivere in un luogo (lontano) sul mare. Ho messo l’aggettivo “lontano” tra parentesi poiché, al giorno d’oggi, Königsgrad (dove il poeta scrisse quelle parole) è ben collegata con il resto del mondo mediante voli (regolari), treni, auto e telecomunicazioni in generale.

Per informarmi sul posto, cosa che faccio sempre prima di ogni viaggio, ho digitato sul motore di ricerca “MOW-KGD” (ovvero Mosca tutti gli aeroporti -Khrabrovo, aeroporto locale) e ho visto che ogni giorno ci sono almeno 11 voli che percorrono questa rotta. Mi chiedo quanti ce ne siano al giorno di Boston-New York. Ho controllato, 33 o più al giorno, il triplo. Oppure KUL-SIN (Kuala Lumpur-Singapore), oltre 38, Bejiing-Shangai, almeno 49 al giorno, Tokyo-Osaka, più di 57 ecc. Potrei continuare all’infinito con questi curiosi confronti, ma devo dire che 11 voli al giorno per una regione da un milione di abitanti circa, beh, non è male.

Bene, parliamo un po’ di Brodsky e di Königsgrad…

Secondo vari esperti di Brodsky, molte delle sue opere sono state scritte a Königsgrad, grazie all’influenza di un clima favorevole e altri aspetti positivi del posto. Probabilmente anche l’opera da cui ho preso la citazione è stata scritta qui.

Svetlogorsk. Bel nome per un bel posto:

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Aquapark di Atlantis: da non perdere

Le vacanze nei resort (quelle in cui non si fa altro che vegetare) non sono il mio genere.

Sabbia, sole, ombrelloni, bibite rinfrescanti e protettore solare. Posso sopravvivere a questa tortura per due o tre ore al massimo, poi devo iniziare a camminare, a gironzolare lungo la spiaggia, spesso con la macchina fotografica. È dura la vita, eh! 😉 Passeggiare, abbronzarsi, un tuffo nel mare, scattare foto in riva al mare… Una volta, nella Repubblica Domenicana, io e D.Z. abbiamo passeggiato per circa 4 ore. Sembravamo dei modelli di una terribile pubblicità di creme solari.

Quindi spiagge, sabbia, sedie stradio e crogiolarsi al sole non fa per me. Stupendo, ma…

Ma nº1: le cose non vanno sempre così, alcuni dei nostri viaggi sono davvero movimentati perché si compongono di voli che attraversano vari fusi orari. Di conseguenza arriviamo all’hotel che stanchi è dir poco, siamo completamente distrutti! Se non devo fare nulla il giorno dopo e c’è una piccola spiaggia nelle vicinanze, posso passare tranquillamente la giornata dormendo in spiaggia. È la mia specialità! Mi sdraio in una zona d’ombra a mezzogiorno e mi sveglio al tramonto riposato, fresco e ponto per partire.

Ma nº2: molto spesso organizziamo i nostri eventi in hotel vicinoa alla spiaggia (il che significa che per me la spiaggia è sinonimo di lavoro, più che di spiaggia 🙂 ). Durante il nostro diciottesimo anno di attività lavorativa, siamo stati quasi ovunque, da Copacabana a Rio de Janeiro, Brasile, alla Gold Coast, nel Queensland, in Australia. Il risultato? Lavoravamo durante il giorno e uscivamo un po’ la sera, in stile resort. Spesso dopo gli impegni di lavoro, rimanevamo qualche giorno in più 🙂

Sembra proprio che ci stia impiegando molto ad arrivare al nodo centrale di questo post, il parco acquatico dell’Hotel Atlantis di Dubai

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Giappone, il luogo perfetto per recuperare le forze

I lunghi viaggi stancano tantissimo; chi percorre lunghe distanze normalmente ricorre all’aqua per rilassarsi, rinfrescarsi e ritornare un po’ in sé. Di solito, ci si fa una doccia o un bel bagno; oppure, una sauna o un tuffo in una piscina gelata.

Ma solo in Giappone si possono vivere i benefici effetti rilassanti di un ryokan che unisce il piacere di un bagno caldo con una gastronomia deliziosa. Perfetto per ricaricare completamente le pile! Questo è proprio quello che, di recente, è successo a me presso lo stabilimento Izukogen Hanafubuki Ryokan, nella penisola di Izu (伊豆), non troppo distante dal Monte Fuji.

Nel caso in cui qualcuno di voi non sapesse cos’è un ryokan, si tratta di un tradizionale albergo giapponese, di solito non molto grande, con futon adagiati a terra, cibo giapponese delizioso e vasche calde in cui bagnarsi.

Se non siete giapponesi, comunque, bisogna che facciate attenzione. Prima di tutto è fondamentale capire la cultura giapponese dato che è facile commettere qualche passo falso che possa offendere qualcuno o creare malintesi culturali, nella migliore delle ipotesi, o uno scandalo internazionale, nel peggiore dei casi 🙂 La cosa migliore è visitare un ryokan con degli amici o dei colleghi giapponesi ed evitare così equivoci. Accompagnati dai locali, sarete al sicuro e proverete quello che provano i giapponesi: alcuni giorni di relax per nutrire l’anima e rivitalizzare lo spirito.

Ma non è solo il cibo e l’acqua a rinvigorire il corpo e l’anima: l’hotel è pieno di boccioli di ciliegi ancora in fiore, piccoli casette pittoresche, accoglienti sentieri e una gran varietà di flora e fauna. Uno spettacolo sublime.

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Internet-INTERPOL 2015

Ho usato per la prima volta la parola “Internet-INTERPOL”, o ad associare i due termini, all’inizio del 2000. La prima volta che l’ho utilizzata a livello scritto è stato nel 2003. Quest’anno, il 2015, quasi 12 mesi dopo, ho iniziato finalmente a promuovere questo termine, usandolo in un sacco di occasioni come in questo caso:

Una divisione dell’INTERPOL dedicata esclusivamente a combattere il lato oscuro di Internet!

Ebbene sì, la scorsa settimana, nella solare Singapore, l’INTERPOL ha ufficialmente aperto la sua nuova cyber-divisione, l’IGCI, la cui missione è ripulire lo cyberspazio da tutti i criminali e i truffatori del Web. Questa nuova sede sarà il centro da cui si coordineranno tutte le azioni delle forze dell’ordine dei paesi membri che hanno aderito (quasi 200!). In poche parole hacker e cyber-criminali fate attenzione! CYBERPOL è qui per acciuffarvi! Oltre alle indagini che verrano gestite e coordinate dal di qui, verranno organizzati training per gli specialisti del settore, verrà promossa la lotta al cybercrimine e un sacco di altre iniziative per un “www più sicuro”.

La nascita di questa cyber-division rappresenta un grande passo in avanti! Fino ad ora i cyber-criminali sono riusciti a farla franca soprattutto grazie alla poca unione e coordinazione tra le forze dell’ordine nazionali (per esempio giurisdizioni o corpi di polizia che non comunicano bene tra loro…). Come nei film hollywoodiani l’FBI non va d’accordo con la CIA e la CIA non comunica con la polizia normale. Il punto è che questo non avviene solo nei film: è tutto vero! Un esempio:

Alla fine dello scorso anno un poliziotto ci stava chiedendo i dati di contatto di un altro poliziotto. A noi lo viene a chiedere!? Le cose dovrebbero funzionare al contrario: tutti i poliziotti si conoscono tra loro e normalmente si scambiano i nostri dati per poterci contattare quando hanno bisogno dei consigli di un esperto di sicurezza informatica! La convivenza di queste due realtà (i cybercriminali con un campo d’azione pressoché illimitato e la polizia chiusa entro la sua giurisdizione nazionale, o nella migliore delle ipotesi, europea) è da sempre un grande problema. E le cose non hanno fatto altro che peggiorare durante gli ultimi 15 anni, periodo in cui i criminali hanno portuto fare quello che volevano senza pericolo di essere beccati. Alcuni sono stati catturati e puniti, ma in linea generale quelli arrestati sono solo la punta dell’iceberg.

Quello che, dal nostro punto di vista, ha reso ancora più significativo l’evento della scorsa settimana a Singapore è che l’IGCI è stato aperto anche grazie alla nostra partecipazione, nonché a quella di molti altri entità finanziarie, agenzie di consulenza o di risorse umane. Per esempio, uno nei nostri migliori esperti di sicurezza, V.K., è ora il nostro uomo assegnato a Singapore, dato che ha vissuto qui e ha lavorato con l’INTERPOL per vari mesi e continuerà a farlo per altri ancora. Sta aiutando i suoi colleghi dell’INTERPOL a sviluppare e approfondire le loro conoscenze sulla cyber-sicurezza e ha persino aiutato durante le indagini – ed è felice come una pasqua!

Vitaly Kamluk, our man in INTERPOL

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