settembre 10, 2014
Il “KLima” delle Curili
Per vedere la vera tundra, in realtà non c’è bisogno di andare molto al nord (o molto al sud, tipo alla Tierra del Fuego); per trovare un panorama molto simile alla tundra basta andare anche a latitudini più moderate. Ad esempio, alle isole Curili.
Qui Madre Natura deve essersi presa un giorno di vacanza quando ha definito il tempo atmosferico della zona. Da un lato abbiamo il freddo Oceano Pacifico, dall’altro il freddissimo Mare di Okhotsk. Se il vento soffia da sud, il clima è più caldo e umido; se soffia da nord, si ha a che fare con una bella brezza siberiana. Insomma, tra l’incudine e il martello. In generale, d’inverno fa sempre molto freddo, con la neve che arriva fino alla cintola, d’estate fa pure freddo con umidità, nebbia, pioggia e foschia.
Mi hanno detto che negli ultimi anni il sole si è fatto vedere solo cinque volte all’anno! E lo dimostra la vegetazione della zona: muschio, erba, in alcuni luoghi anche qualche arbusto; nei pantani, distese di drosera carnivore. Le drosera crescono solo nelle isole Curili del sud, a Iturup, Shikotan e Kunashir. Mi hanno detto che gli alberi crescono sull’isola di Urup ma non li ho visti.
Insomma, qui c’è un rigido clima del nord.
@e_kaspersky ci parla del clima rigido delle Isole Curili, alla stessa latitudine di Milano o Seattle.Tweet
Wikipedia dice che il clima delle Curili è da “estremo nord”. Ma queste isole si trovano solo a 45°-50°a nord, ovvero più a sud di Mosca, Berlino o Londra e più o meno alla stessa latitudine di città come Milano,Vienna, Monaco, Parigi, Vancouver o Seattle. Strano davvero.
“Il tempo non è male, ma è il clima a essere molto rigido”, dicono gli abitanti del posto.
“Il tempo è assolutamente imprevedibile, quello previsto per domani potresti averlo il giorno successivo”. Altre perle di sagggezza:
“Bere è una battaglia, e prima di una battaglia ci vuole proprio un drink!”
Nel nostro diario di bordo scritto durante il viaggio ho trovato la seguente frase: “Il settimo giorno della spedizione abbiamo visto un TRAMONTO” (in maiuscola). Spiego il perché delle maiuscole:
I tramonti alla Curili sono incredibili!Tweet
Abbiamo visitato le isole di Paramushir, Onekotan, Matua e Rasshua attraversando pantani, calpestando erba umida e arbusti sotto la pioggia.
Probabilmente l’impresa più ardita è stata la scalata del vulcano Ebeko a Paramushir.
In cima al vulcano pioveva a dirotto e il vento era praticamente da uragano (Madre Nutura ci ha sfidato all’Ice Bucket Challange). In ogni caso il panorama era incredibile.Abbiamo scalato il vulcano il primo giorno arrivati alle Curili, per questo credo che sia stato particolarmente difficile. È stato un vero e proprio shock per i nostri corpi: colazione a Mosca e poi scalata di un vulcano da tutt’altra parte il giorno successivo prima di cena! 🙂
Nella zona sud di Paramushir c’è un curioso sistema di segnalazione, ora in disuso. La gente del posto si lamenta che le autorità locali non abbiano fatto nulla per la sua manutenzione, ma c’è da dire anche che le segnalazioni lungo la costa sono ormai andate in pensione. Da tempo le navi hanno i propri navigatori satellitari e il pilota automatico. Purtroppo, gli antichi e affascinanti sistemi di segnalazione sono ormai a puro scopo decorativo: formano parte del paesaggio, attirano l’attenzione dei turisti oppure rimangono lì abbandonati. Un po’ triste.
Matua era una base militare giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale; poi è stata utilizzata come base russa durante la seconda metà del XX secolo. Ora l’isola è disabitata, così come le basi militari del resto, che rimangono lì come ricordo dei vari tentativi di colonizzazione delle isole. Per ragioni a noi sconosciute ci sono centinaia di barilli di metallo sparse in tutta la zona. Un paesaggio brutto a vedersi.
Momento meditazione alle Curili
Antica base militare sull’isola di Matua: davvero brutta.Tweet
Passiamo all’isola di Rasshua.
Le guide ci avevano promesso una bella passeggiata sulle colline Hammer e Sickle. Beh, ci siamo accorti che le guide non erano mai stati su queste colline, non sapevano che la strada esisteva solo sulla cartina. Ci siamo trascinati per 10 km tra arbusti, erba alta più alta di noi, su e giù tra valli, pantani e fiumi, il tutto sotto una pioggia torrenziale. Quella che doveva essere una giornata tranquilla è rilassante si è rivelata un vero e proprio incubo. Che tristezza.
Ma poi le cose sono andate meglio…
Il sole ha cominciato a farsi vedere, di solito intorno alle due di pomeriggio, ma non per molto tempo e poi tornava la pioggia e il clima plumbeo. A volte si intravedeva per un terzo o per metà della giornata. Una volta, risalendo l’Atsonupuri, abbiamo attraversato una nuvola. C’è stata solo un’unica giornata di sole pieno durante l’intera spedizione, a Carimkotan.
Ma anche lì, dopo una mattinata di sole, abbiamo passato il pomeriggio nell’oscurità, l’umidità e la tristezza.
Quando eravamo ancora sul Carimkotan, oltre ad aver visitato un paesino abbandonato e i suoi dintorni dalla bellezza indescrivibile, alcuni del gruppo hanno fatto una scorpacciata di frutti di bosco (ce n’erano in quantità industriali). Poi si sono messi a cercare i vecchi sistemi di segnalazine giapponesi in vetro…
Prima dell’invenzione della plastica, i giapponesi utilizzando legno o vetro per i galleggianti. Con il passare del tempo, il legno è andato distrutto mentre il vetro è rimasto, galleggiando da una parte all’altra e talvolta raggiungendo la riva.
Molti colleziono questi segnalatori, che vengono venduti e comprati, ed esiste anche un catalogo da collezionisti. Alcuni pescatori vecchio stampo, nonostante ormai non servano più a nulla, continuano ad utilizzarli!
Dopo aver tanto sentito parlare di questi curiosi oggetti in vetro, abbiamo deciso di andare alla ricerca di qualcuno lungo la costa di Carimkotan. E ne abbiamo trovati parecchi, anche se nessuno da includere in un catalogo.
Le altre mattine sono trascorse più o meno allo stesso modo: grigie e nebbiose. A volte c’èra talmente tanta nebbia che dall’imbarcazione non riuscivamo a vedere la costa. Vestiti di tutto punto con indumenti totalmente impermeabili, saltavamo su una piccola imbarcazione a motore per arrivare alla costa. La nave scompariva dietro di noi ed eravamo circondati da una inquietante e fitta nebbia (visibilità 100 o 200 metri al massimo); gli unici rumori che sentivamo erano quello delle onde e del motore della barca che si allontanava. Inquietante.
Dopo aver letto gli ultimi paragrafi, immagino abbiate capito che non c’era traccia di vita su queste isole. 🙂
A proposito di abitanti, pare che la popolazione delle Curili giri intorno alle 20 mila persone. Molte isole sono totalmente disabitate: niente spiagge, niente palme, nessuno sdraiato al sole con una piña colada in mano. E siamo alla stessa latitudine della soleggiata Croazia! Le zone più popolate sono poche e distanti tra loro. Ci sono solo tre città che possono essere definite tali: Severo-Kuril’sk (Paramushir, 2500 abitanti), Kurilsk (Itrurup, 1750 abitanti) e Yuzhno-Kurilsk (Kunashir, 7000 abitanti).
Ci siamo accorti subito che i blocchi di appartamenti e gli edifici pubblici sono stati ristrutturati da poco e le strade sono state coperte di asfalto o cemento. Per questo abbiamo avuto l’impressione che i pochi abitanti delle Curili vivano beatamente e con ottimismo. Ma io credo che chiunque da fuori non resisterebbe qui più di una settimana. 🙂
Edifici delle Isole Curili: tutta tranquillitàTweet
Severo-Kuril’sk purtroppo è famosa per lo tsunami che l’ha colpita nel 1952. Un’onda tripla ha distrutto la città e ci sono state oltre 2000 vittime (su un totale di 6000 abitanti). Sono morti anche molti soldati. Ai tempi questa tragedia è stata tenuta segreta dai sovietici. Poi la città è stata ricostruita, ma a una maggiore distanza di sicurezza dalla costa. La città vecchia è ancora lì, abbandonata, con le strade allagate. Il porto è rimasto nella zona originaria, un altro spettacolo desolante. 🙁
Concludo con una nota più leggera…
La gente del posto ci ha detto che abbiamo avuto fortuna con il tempo. Ci sarebbe potuta andare molto peggio. Solo un mese prima, avremmo combattuto costantemente con tutti gli elementi climatici a sfavore. Diciamo che dall’alto sono stati piuttosto clementi. J
Potete trovare il resto delle foto sulla mia pagina di Flickr.