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TOP 100, LA SERIE: AFRICA

Africa. Basta pronunciare la parola per evocare immagini esotiche. Un continente eccezionale, come molti altri, e con tantissimi posti che ritengo imperdibili:

73. Deserto del Sahara

Manco a dirlo, il deserto più grande del mondo. La mente si meraviglia, gradualmente ma intensamente, soprattutto al tramonto (durante l’alba dormivo). L’ho visto in Tunisia. Sabbia, dune, laghi salati, miraggi, oasi.

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Meravigliosa Zanzibar!

Meravigliosa Zanzibar!

Il nostro viaggio attraverso la Tanzania comprendeva tre tappe:

1. La scalata al Kilimangiaro
2. Il safari nella savana
3. Zanzibar

Coloro che stanno seguendo questa mini serie sulla Tanzania sapranno che non vi ho ancora parlato dell’ultima: Zanzibar. Quindi eccola qui: i racconti della tappa finale della nostra avventura africana, a gennaio del 2016.

Appena arrivati, abbiamo subito immortalato questo splendido tramonto:


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https://www.instagram.com/p/BA7DPGQuiV3/?taken-by=e_kaspersky

Devo ammettere che non avevo idea di dove fosse Zanzibar. O meglio, sapevo che fosse da qualche parte nell’Oceano Indiano, nient’altro. Ma è stata una vera sorpresa scoprire che l’arcipelago di Zanzibar appartiene alla Tanzania!

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Uno sguardo ai Masai

I Masai sono una tribù semi-nomade dell’Africa che ha rifiutato quasi del tutto la civiltà moderna a favore del loro stile di vita tradizionale. Per maggiori informazioni al riguardo, date un’occhiata su Internet: il testo a seguire è quello di un “osservatore curioso” che si trovava a passare da quelle parti.


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Per soli 50 dollari da ogni auto, gli uomini Masai si riuniscono per esibirsi nel loro tradizionale saluto.
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L’habitat ostile della Tanzania

Ciao a tutti!

Quest’oggi parliamo di dove soggiornare durante un safari. Nella savana africana ci sono due opzioni, le tende o un hotel.

Dicono che trascorrere la notte in tenda durante un safari sia una bellissima esperienza. Non si tratta di uno degli habitat più confortevoli, soprattutto per i rumori notturni degli animali, tra rigni, latrati, miagolii, grugniti che ogni tanto interrompono il sottofondo costante di sibili e mugugni di tutte le creature, piccole e grandi, che mangiano, cacciano, si accoppiano o fanno quant’altro di notte.

Noi siamo andati in hotel.

Cosa ci si può aspettare da un hotel nel bel mezzo della savana in Tanzania, a decine se non a centinaia di chilometri dalla civiltà più vicina? Ci si aspetta qualcosa di grandioso! Gli hotel in cui abbiamo soggiornato erano davvero carini, tutti avevano la piscina e tante altre comodità. Ovviamente ci sono particolarità “locali” a cui bisogna abituarsi, ma è qualcosa che succede quando si va in qualsiasi posto (a tavola a Londra non troverai tovaglioli di carta, ma sto divagando) 🙂

Parliamo di queste particolarità locali…

Ngorongoro Sopa Lodge: Abbiamo trascorso la prima notte al bordo del cratere Ngorongoro.


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https://www.instagram.com/p/BA38yuEOiUk/

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SAFARI!

Solo due settimane in Tasmania durante la pausa di Capodanno, ma taaaaante impressioni! E voi, cari lettori del blog, ne conoscete soltanto la metà.

Dopo essere scesi dal Kilimangiaro alle pianure, prima che avessimo il tempo di proferire la parola “acclimatamento”, siamo stati condotti in fretta e furia a… un safari africano!

Al principio, il significato coloniale del termine “safari” era “andare a sparare ad animali selvaggi in Africa”, non necessariamente per poi mangiarli o neanche usare a qualche scopo le loro pelli. Proprio come se fosse un tiro a segno, ma con bersagli vivi. Il tempo è trascorso e le usanze sono cambiate in meglio, e adesso il termine significa “osservare gli animali selvaggi in Africa (da un’auto o una jeep)” e scattargli foto in tutte le loro pose spontanee.


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KILIMANGIARO: UN AUTENTICO ANGOLO DI VERDE

Un viaggio in Africa comporta sempre una buona dose di meraviglia e stupore, in qualsiasi parte si vada. Ne eravamo consapevoli durante la nostra gita invernale sul Kilimangiaro, ma proprio non ci aspettavamo ettari ed ettari di terra fertile con ogni tipo di alberi e ortaggi!

Il nostro primo giorno in Tanzania, condotti dall’aeroporto al campo base alle pendici del Kilimangiaro lungo strade delle più accidentate, eravamo parecchio sbalorditi per la grande quantità di abeti intorno a noi. Beh, di sicuro ci assomigliavano.

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I tronchi sembravano quelli degli abeti, ma i rami cos’erano? Non lo so. Qualcosa tipo la tuia.

Ma più incredibile erano tutti gli ortaggi che crescevano: carote, patate, zucche, zucchine e altri. L’avreste mai pensato? In Africa?

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IL RODEO DI BARRANCO

Scalare la parete lavica di Barranco sul Kilimangiaro è stato di gran lunga l’apice della nostra settimana di ascesa al più alto vulcano africano, ossia dopo la tappa finale fino in cima attraverso il Punto Stella Artois. Si tratta del rodeo del Kilimangiaro, poiché è facile essere sbalzati giù, essendo così ripido(!): una parete rocciosa di 300 metri a strapiombo (o così pare in un primo momento) …

Eccola:

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ALLA CONQUISTA DEL KILIMANGIARO

Prima di tutto alcune informazioni sulla nostra spedizione in cima al Kilimangiaro: foto, commenti, impressioni e miti sfatati.

Pronti, partenza, via!

Giorno 1: Porta di Lemosho – Mti Mkubwa.

  • Altitudine: 2.400 metri > 2.800 metri
  • Distanza: 4 km
  • Velocità media: 2 km/h

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Partiti. Ah, che bello essere in Africa a Natale! Con Mosca sotto 30 centimetri di neve e l’Europa occidentale fredda e umida, quale luogo migliore dove stare? 🙂

Il nostro primo giorno è stato equatoriale, niente di più appropriato per cogliere lo spirito africano.

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HO, HO, HO: KILIMANGIARO!

A Natale, cosa c’è di meglio che… scalare un vulcano in Africa? Questo è ciò che mi sono chiesto a novembre dell’anno scorso.

Sono passate sei settimane, ed ero lì, sulla vetta del Kilimangiaro!

“La prima fase del mal di montagna è l’euforia: il soggetto diventa vivace, eccitato, gentile, loquace… quasi estatico. La seconda fase è la letargia: il soggetto diventa sconfortato, triste, annoiato, silenzioso e apatico, senza voglia di chiacchierare e senza appetito.”

Questi sono gli appunti che ho scritto basandomi su quello che ci ha detto la nostra guida in Tanzania, O.R., poco dopo il nostro arrivo nel paese. Ma penso abbia saltato la fase successiva (non voleva spaventarci, dopo tutto), quindi la aggiungo io. La terza fase è fatale: un peggioramento repentino dello stato fisico e mentale e… mmm, come O.R., preferirei non parlarne. Fatemi solo menzionare ciò di cui avreste bisogno se mai la affrontaste: maschera d’ossigeno, iniezione di adrenalina e una chiamata al servizio medico di pronto soccorso in elicottero, tutto il più presto possibile.
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