KAMCHATKA 2015: RITORNO A CASA

Tutte le cose belle finiscono, almeno per un altro anno. È tempo di tornare a casa.

In totale, abbiamo fatto trekking e arrampicata, salendo, scendendo e inciampando per circa 300 chilometri, siamo saliti su cinque vulcani (sebbene non sempre fino in cima), scrutato centinaia di chilometri quadrati di fenomenale bellezza naturalistica, spaventato (o forse solo sorpreso) dozzine di orsi e nutrito un miliardo di zanzare. Abbiamo anche consumato kilometri di rullini gigabyte delle memory card :).

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The grand finale #Kamchatka. 300+ km on foot in extreme conditions in 26 days

A photo posted by Eugene Kaspersky (@e_kaspersky) on

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Arrivederci Kamchatka!

Che spedizione eccezionale! Già invidio me stesso, e sento già nostalgia dei vulcani della Kamchatka, dell’aria e dell’acqua pura e della pace e quiete! Ho bisogno di ritornarci il più presto possibile!

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Sul volo di ritorno a Mosca, all’improvviso dal finestrino abbiamo scorto una serie di vulcani della Kamchatka fare capolino dalle nuvole, salutandoci con un “a presto”, di sicuro!

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I vulcani sembrano essere il Bakening (non ci sono ancora stato), all’orizzonte il massiccio del Klyuchevsky (ci sono stato nel 2010, circa), e a destra, Tolbachik (sono stato lì nel 2010 e nel 2012). E tutti ben allineati!

Se state seguendo tutti i miei racconti dell’An-Kam 2015, avrete notato l’uso piuttosto frequente di superlativi come monumentale, fantastico, strabiliante e altri ancora. Vi chiedo scusa, cari lettori. Tuttavia, questi aggettivi non sono delle iperboli; nella Kamchatka sono accurati al 100%! Non ci sono altre parole (a parte i sinonimi) che possiate utilizzare! Non mi credete? Sul serio? :). Allora andate voi stessi nella Kamchatka e smentitemi. Vi prego! Muoio dalla voglia di vedervi provare. E con questo gioioso guanto di sfida che vi lancio, per quest’anno concludo le mie storie dell’An-Kam.

E per chi avesse bisogno di un ripasso, date un’occhiata al tag dell’An-Kam.

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