Dieci consigli per combattere i patent troll

Da tempo, soprattutto in seguito alle nostre recenti vittorie in tribunale, molte persone mi chiedono in che modo si possono combattere i patent troll. Ogni vostro desiderio è un ordine… ecco qui i nostri 10 migliori consigli per contrastare e sconfiggere queste sanguisughe.

Innanzitutto, meritano un applauso i ragazzi di Kaspersky Lab che hanno redatto questi consigli (e che combattono con tenacia i patent troll giorno dopo giorno). Nello specifico sono:

  • Nadya Kashchenko, Chief IP Counsel
  • Dmitry Polyakov, Head of IP Protection & Defense
  • Nikolay Borovikov, Head of IP Research & Analysis
  • Sergey Vasilyev, Senior IP Counsel

Grazie alle numerose battaglie che abbiamo condotto negli anni contro questi piranha in giro per il mondo, possiamo trarre una serie di conclusioni sui patent troll. È vero che ogni paese ha il proprio scenario economico e socio-politico e le proprie leggi sui brevetti, tuttavia possiamo identificare delle caratteristiche comuni per questo fenomeno. Premetto, però, che in questo post parlerò soprattutto della situazione negli Stati Uniti, dove i patent troll sono una vera e propria piaga che tarpa le ali alle compagnie più innovative.

1. Calma e sangue freddo

Iniziamo subito. Vi arriva una lettera di molte, molte pagine, da un patent troll che vi chiede con gentilezza una certa somma di denaro per l’uso di un loro brevetto. Leggete attentamente la lettera e vi rendete subito conto dell’assurdità della richiesta. Partono una serie di parolacce e improperi, la vostra pressione sanguigna si alza di colpo e avete l’immediata necessità di fargliela pagare. No! Innanzitutto meglio farli cuocere nel loro brodo, fate loro aspettare una risposta per un bel po’ di tempo e poi… iniziate il contrattacco! Non lasciatevi intimidire dal fatto che magari il vostro “nemico” è un ragazzino appena uscito da Harvard con la voglia spasmodica di bruciare le tappe.

Una risposta a caldo non solo vi ostacola nella lotta ai troll, ma potrebbe mettere in serio pericolo il vostro business

Poi, quando la rabbia iniziale si è un po’ placata, potrebbe arrivare un sentimento d’impotenza, quasi di apatia, e la voglia di mandare tutti a quel paese MA, entrambe le reazioni (sebbene totalmente naturali e comprensibili) sono controproducenti. Una risposta a caldo non solo vi ostacola nella lotta ai troll, ma potrebbe mettere in serio pericolo il vostro business.

Invece di essere emotivi, come dicevano ne “La guida galattica per autostoppisti“: Don’t panic! Dopotutto i patent troll inviano queste lettere minatorie a migliaia di sviluppatori con l’idea che nel gran numero qualcuno abboccherà. Ma non saremo noi a cadere nella trappola, giusto? Giusto! Allora, prendete un bel respiro, controllate le emozioni e iniziate a raccogliere le idee.

Consiglio dato dall’esperienza nº1: una volta abbiamo ricevuta una lettera dall’Italia per la fantomatica infrazione di un brevetto riguardante una certa tecnologia per dispositivi mobili. Nella citazione in giudizio si passava da una misura cautelare alla richiesta di pagare una multa per le licenze violate. Il brevetto si basava su formule molto vaghe che coprivano praticamente tutto ciò che riguardava le tecnologie mobili.

A quel punto è scattata la regola numero 1: Don’ t Panic! Abbiamo analizzato attentamente il brevetto,  siamo andati alla ricerca dello stato dell’arte della tecnologia in questione e poi abbiamo iniziato a pensare: come è possibile che abbiano potuto brevettare una tecnologia che esisteva già da parecchio tempo? Dopo aver spulciato la legislazione italiana ci siamo resi conto che non si trattava di un vero e proprio brevetto! L’ufficio brevetti italiano aveva concesso lo stato di brevetto, dopo un’esame formale, senza verificare che si trattasse di una tecnologia nuova. Il sistema italiano non prevede che vengano considerate eventuali pubblicazioni di tecnologie esistenti (come??), ma comunque queste pubblicazioni esistono! Cosi, dopo aver fatto presente in maniera educata (e con calma, sempre) che c’era stato un grosso errore, perché in realtà si trattava di uno pseudo-brevetto, ebbene, non sono più arrivate lettere dei patent troll. È abbastanza curioso, ma in Italia abbiamo avuto a che fare con un rinomato esperto di proprietà intellettuale che proprio non riusciva a capire dove fosse l’intoppo!

2. Chiedere di più

Se avete ricevuto una denuncia personale riguardo una violazione, allora dovete passare direttamente a questo punto. Ma se non siete altro che uno tra centinaia di destinatari, ciò che dovete fare (dopo essere passati per il punto 1) è cercare di capire come il patent troll sia arrivato a voi.

Fate il gioco dei patent troll, e fateli lavorare un po’. Inviate loro un elenco lungo e complesso di domande e fatevi spiegare qualsiasi dettaglio

Fate lavorare un po’ i troll. Inviate loro una elenco lungo e complesso di domande e fatevi spiegare qualsiasi dettaglio. State certi che poi il patent troll farà lo stesso con voi e, attenzione, avete solo 30 giorni per rispondere (anche loro hanno la stessa scadenza).

Alcuni pensano che la cosa migliore da fare sia non rispondere alle domande del troll, nella speranza che si dimentichi della questione e abbandoni l’impresa. In effetti potrebbe capitare, ma in ogni caso si tratta di una tattica rischiosa, perché se alla fine si arriva in tribunale e il patent troll afferma che ha provato a contattarvi per risolvere la questione in maniera amichevole, potrebbe risultare che non avete voluto collaborare e ciò potrebbe influire negativamente sulla decisione finale. E nel caso venisse deciso alla fine del processo che la violazione del brevetto c’è stata, potrebbe risultare che avete violato intenzionalmente il brevetto, e potreste essere costretti a pagare una somma anche tre volte superiore a quella normale.

Quindi la prima cosa da fare è rispondere entro i 30 giorni; poi assicurarsi che la documentazione arrivi in formato cartaceo e con un corriere. Questo scambio di corrispondenza può durare mesi, ma l’obiettivo è ricevere dal patent troll una spiegazione chiara e dettagliata del modo in cui, in teoria, è stato infranto il brevetto e una documentazione esaustiva su tutti i termini e definizioni legali utilizzati.

Questa fase preparatoria è molto importante per capire cosa sta effettivamente succedendo, ovvero per capire se il patent troll non è altro che un piccolo delinquente che cerca di spaventarvi per racimolare un po’ di soldi. Inoltre, essere preparati su ogni aspetto vi eviterà brutte sorprese in tribunale, ed eviterete soprattutto l’accusa di aver infranto intenzionalmente il brevetto.

Facciamo un esempio: nel marzo di quest’anno, è stata presentata una denuncia presso un tribunale nel Delaware nei confronti di Symantec da parte dal mega troll Intellectual Venture (IV) per l’infrazione di vari brevetti, allegando anche l’intenzionalità della violazione da parte di Symantec (facendo riferimento ad alcuni brevetti di IV compresi nei brevetti di proprietà di Symantec). In sostanza, IV sosteneva che Symantec sapesse (o avrebbe dovuto sapere) dell’esistenza delle tecnologie brevettate da IV, e ciò comportava il pagamento di una cifra di tre volte superiore rispetto ai danni imputati normalmente!

3. Strategia e tattiche: non violazione

Un termine di cui non ci libereremo mai.

In sostanza, si possono contrastare i patent troll impiegando tre strategie: la non violazione, l’invalidamento e il risarcimento. O in alternativa, si può ricorrere alla licenza di una terza parte.

Fino ad ora abbiamo descritto gli aspetti principali del brevetto che devono essere confrontati con la tecnologia in vostro possesso, poi abbiamo parlato delle spiegazioni e delle domande da fare (più sono, meglio è). Ora bisogna capire come il brevetto possa influire su l’operato di altre compagnie (e se sì, quali), fare uno studio sulla storia del patent troll con il quale abbiamo a che fare, prevedere eventuali scenari e poi preparare delle tattiche d’azione. Tutto ciò costituisce una strategia di difesa per evitare di arrivare in tribunale e, nel caso fosse proprio necessario arrivarci, preparare tutte le carte da giocare. È anche possibile che non ci sia alcuna sovrapposizione tra la vostra tecnologia e quella rappresentata dal brevetto.

Ricorrere alla strategia di non violazione è indicato quando si ricevono moltissime lettere dal patent troll e quando è ormai già stata intrapresa una battaglia legale.

Consiglio dato dall’esperienza nº2: negli anni abbiamo ricevuto moltissime lettere da parte dei patent troll, e la maggior parte delle volte abbiamo chiuso la questione prima di arrivare in tribunale e senza pagare neanche un centesimo. Come ci siamo riusciti? Semplice, abbiamo condotto varie e approfondite ricerche sul brevetto e poi lo abbiamo confrontato con la nostra tecnologia. Il risultato? Le differenze erano così evidenti che spesso ci siamo domandati su che basi avessero mai potuto citarci in tribunale!

4. Strategie e tattiche: invalidamento

È tutto a posto nel brevetto presentato? Cercate contraddizioni, studiate ogni cavillo, e verificate grazie allo stato dell’arte se si tratta di uno pseudo-brevetto. Come abbiamo già detto, tutto questo vi serve per preparare la strategia difensiva per un accordo extragiudiziale e per darvi il maggior numero di armi possibile nel caso doveste arrivare in tribunale. Se trovate qualcosa a cui appigliarvi, saranno i patent troll ad essere in difetto.

Consiglio dato dall’esperienza nº3: un brevetto può essere invalidato grazie alla cosiddetta condotta iniqua, che tutela da eventuali tentativi di falsificazione o distorsione dei fatti, e tali tentativi potrebbero influire nella decisione dell’ufficio brevetti (negli USA, USPTO – United States Patent and Trademark Office). Un troll con cui ci trovavamo a che fare, era stato eliminato da vari brevetti perché non erano stati inclusi tutti i creatori di una tecnologia nel brevetto depositato all’USPTO.

Altri casi che potrebbero portare all’invalidamento di un brevetto sono:

  • La mancata presentazione (volontaria) della documentazione dello stato dell’arte al momento di presentare il brevetto;
  • Occultamento volontario d’informazioni su pubblicazioni conosciute (riguardanti la tecnologia alla base del brevetto in questione) in altre lingue straniere o traduzioni, intere o parziali, di tali pubblicazioni;
  • Distorsione, anche sotto giuramento, dei fatti che portano al brevetto dell’invenzione.

Consiglio dato dall’esperienza nº4: per un lungo tempo abbiamo intrapreso una battaglia con una compagnia molto nota riguardo una tecnologia che mette in quarantena oggetti sospetti, brevettata nel lontano 1995. Nel corso dell’eterno andirivieni di lettere, abbiamo sviluppato vari scenari possibili di non violazione e invalidamento dei brevetti in diverse zone. Dopo aver sviluppato una prima ipotesi (includendo erroneamente delle correzioni nel testo dell’applicazione originale e i conseguenti cambiamenti delle formule in accordo alle modifiche), abbiamo sviluppato un’ipotesi di riserva che ha implicato la ricerca di precedenti pubblicazioni per dimostrare, durante il riesame, che non si trattava di un nuova tecnologia. Abbiamo avuto moltissimo tempo a disposizione, sono passati infatti 10 anni prima che avesse luogo il riesame, ma alla fine abbiamo trovato a cosa appigliarci. Così, dopo alcune negoziazioni durante le quali abbiamo esposto le nostre argomentazioni, i troll si sono resi conto che non avrebbero potuto vincere e hanno ritirato le accuse.

Va detto che l’invalidamento non è solo un processo molto lungo e tortuoso, ma anche molto costoso, nel caso descritto abbiamo speso mezzo milione di dollari.

Cos’altro possiamo aggiungere sull’invalidamento? Potremmo scrivere dei tomi interi, ma c’è solo un’altra cosa importante da aggiungere: cercate veramente a fondo nel passato dell’autore del brevetto. Dove ha studiato, chi sono i suoi soci, quali biblioteche ha frequentato, quali lavori ha pubblicato… ci sarà pure qualcosa negli annuari di Harvard, nella biblioteca del Congresso o su Internet che potrete usare a vostro vantaggio.

Ad esempio, fate una chiacchierata con un suo ex insegnante o compagno di scuola… forse un collega è stato eliminato come co-autore. In questo caso si può puntare sull’invalidamento per condotta iniqua. Ricercando nel passato potreste scoprire che non si tratta affatto di un’invenzione o potreste scoprire qualche altra prova che potrebbe esservi utile.

5. Strategie e tattiche: risarcimento

C’è un’altra strategia per risolvere la questione. Può risultare, infatti, che la tecnologia che ha attirato l’attenzione del troll appartiene a un’altra compagnia. In questo caso, il troll non è un vostro problema, è un problema della compagnia che detiene il brevetto e che ve lo ha concesso in licenza. Dall’altro lato, però, se siete voi a detenere il brevetto, colui a cui avete concesso in licenza la vostra invenzione potrebbe passarvi la patata bollente. In entrambi i casi, assicuratevi di avere tutta la documentazione a posto, soprattutto inserite nel contratto di licenza una clausola che vi tuteli in caso di eventuali violazioni del brevetto da terze parti.

Le denunce che puntano a un risarcimento sono  tantissime, e sono una sorta di segno distintivo di alcune compagnie. Alcune avranno ricevuto una denuncia e vi scriveranno qualcosa del tipo: “abbiamo in licenza questa o quella tecnologia; perciò, in vista dell’azione legale nei nostri confronti, come stabilito nell’accordo, chiediamo un risarcimento”. In alcuni casi, però “questa o quella tecnologia” non ha nulla a che vedere con il brevetto e la compagnia cerca solo di racimolare qualche soldo. Male che vada, può ottenere un’analisi gratuita e dettagliata della denuncia che si trova ad affrontare.

Talvolta si arriva a livelli di bassezza incredibili. Dopo aver ammesso la propria responsabilità legale, colui che detiene la licenza può chiedervi di partecipare alle spese processuali!

6. Strategie e tattiche: licenza di una terza parte

Se ottenete una licenza, ad esempio, da Microsoft, il software che usa le funzionalità di Windows (coperte dal brevetto) non può violare il brevetto. Se il software è multi-piattaforma, però, ci possono essere dei problemi.

Consiglio dato dall’esperienza nº5: durante la nostra ultima azione legale contro Lodsys, siamo stati accusati di aver violato il loro brevetto per quanto riguarda la funzionalità Live Chat presente sui nostri siti. Live Chat è scritto in Java e viene concesso in licenza da Oracle che, a sua volta, lo ha preso in licenza da Lodsys. In base a tale situazione, la corte ha sciolto le accuse che riguardavano noi e altre compagnie coinvolte.

7. Denaro e cervello

Una piccola azienda che si trova ad affrontare la sete di soldi dai patent troll potrebbe pensarla in questo modo: “è facile per voi che avete budget altissimi da investire in queste cause e i migliori avvocati sulla piazza!” Tutto ciò è vero, ma è anche per questo che i troll prima si lanciano sulle grandi compagnie e poi su quelle più piccole.

Siate sempre preparati al peggio. Alzatevi, combattete e contate solo sulle vostre forze

Se si arriva in tribunale, considerate che avrete bisogno di un budget assurdamente alto per far fronte alle varie spese. Ad esempio, le nostre due ultime azioni legali contro alcuni troll statunitensi ci sono costate tra un milione e due milioni e mezzo di dollari. Ma se non avete molti fondi a disposizione e non siete esperti in materia di brevetti, non perdete le speranze.

Potete unirvi ad altre compagnie che subiscono la vostra stessa sorte e insieme assumere un rappresentante legale. Potete rivolgervi anche a gruppi come EFF o attivisti privati che possono fornirvi sostegno durante la vostra battaglia. Ragionate con calma, siate razionali e difendete ciò che vi sta a cuore. L’opinione pubblica è dalla vostra parte, e i troll sono stati sconfitti molte volte. Ma siate sempre preparati al peggio. Alzatevi, combattete e contate solo sulle vostre forze. Ecco il perché:

Innanzitutto, anche se siete in tanti per la stessa causa, ogni situazione è a sé stante e ogni caso è diverso, soprattutto perché ogni azienda coinvolta nella causa produce una propria tecnologia rappresentata da un brevetto specifico.

In secondo luogo, ogni partecipante alla causa ha un proprio modo di pensare; decidere una strategia unica e che vada bene a tutti può essere difficile, quasi come far passare una legge in Parlamento!

Infine, non è assolutamente sicuro che, nonostante gli sforzi e il denaro investiti, tutto vada per il meglio…

Consiglio dato dall’esperienza nº6: gli avvocati che avete assunto potrebbero non trovare un appiglio per proporre l’invalidamento, anche se tali appigli ci sono. È quello che ci è successo in un caso contro IPAT. Abbiamo avuto lunghe conversazioni telefoniche con decine e decine di avvocati. Ogni volta perdevamo mezz’ora solo per saluti e convenevoli; dopo un’altra mezz’ora per mettere tutti a tacere, iniziavano a venir fuori delle idee su come gestire la linea di difesa. Quella volta ci è andata bene perché avevamo un moderatore che ci ha aiutato non poco, immaginate in altre situazioni! Alla fine abbiamo assunto un’azienda inglese per portare avanti la causa perché sapevamo si sarebbe messa a lavorare duro, ma non riusciva a trovare nulla che ci potesse aiutare. Alla fine è sempre vero che chi fa da sé fa per tre, e infatti siamo stati noi a trovare un modo per uscirne fuori e abbiamo trovato anche dei guru dell’industria IT che hanno sostenuto la nostra linea di difesa e che ci hanno dato delle dritte per portare avanti con efficacia la nostra strategia d’invalidamento nei confronti del brevetto di IPAT.

8. Massimo rispetto per i tribunali statunitensi!

Mettiamo il caso che, nonostante tutto, siate costretti ad arrivare in tribunale. Avete seguito tutto ciò che vi abbiamo consigliato, avete mandato le varie lettere con richieste di spiegazioni e vi siete preparati alla perfezione. Ora, tenendo bene a mente il consiglio nº1 (ovvero mantenere sempre la calma), è tempo di passare alla fase successiva.

Si tratta della fase di “avanscoperta”, ovvero di interpretazione e costruzione del processo.

Dovete mostrare alla corte il massimo rispetto e la massima disponibilità per fare in modo che la questione si concluda nel minor tempo possibile e una volta per tutte

La cosa fondamentale è dire come stanno veramente le cose, e nel dettaglio, per evitare che in un futuro qualcuno possa dire che avete nascosto qualche particolare, che non tutto il materiale è stato presentato in tempo, che ci sono delle contraddizioni tra le testimonianze o che sono state evidenziate delle “irregolarità”. Nel caso il patent troll riuscisse a sfruttare tutto ciò a proprio vantaggio, il giudice potrebbe pensare che avete agito in mala fede e potrebbe infliggervi una multa altissima, che è ciò a cui puntano i patent troll ovviamente.

Poi arriva la fase degli interrogatori in tribunale. È fondamentale dire tutta la verità, nient’altro che la verità, rispondendo alle domande con chiarezza e accuratezza. Perché ogni tentennamento o mancanza di dettagli possono essere usati contro di voi.

Va ricordato che, prima di ogni risposta a una specifica domanda, avete la possibilità di aggiungere informazioni che possono essere rilevanti per dare un quadro più chiaro della situazione, e questo aspetto può giocare a vostro favore.

Poi c’è la costruzione del processo vero e proprio, ovvero ciò che per i patent troll significa definire i termini della questione. Si tratta di una fase molto insidiosa. Se optate per la non violazione, i termini da usare dovranno essere molto specifici, mentre se optate per l’invalidamento, dovranno essere i più vaghi possibile. Nella fase preparatoria, quindi, bisogna giocare molto con questo tipo di strategia per poterla sfruttare al meglio in tribunale. La costruzione della linea di difesa può essere fatta ognuno per conto proprio o assieme ad eventuali altri partecipanti al processo. Il risultato finale sarà un documento lunghissimo (un numero infinito di pagine) come questo che abbiamo redatto nel caso Lodsys.

Come potete vedere, Lodsys ha interpretato i termini della questione a suo modo, il gruppo di accusati in un altro modo, e noi in un altro ancora.

Fase successiva: dovete mostrare alla corte il massimo rispetto e la massima disponibilità per fare in modo che  la questione si concluda nel minor tempo possibile e una volta per tutte. L’era in cui i giudici simpatizzavano con i troll (per ragioni a noi sconosciute) si è ormai conclusa. In ogni caso, nonostante l’imparzialità, i giudici sono esseri umani che leggono i giornali, navigano su Internet e sanno quanto possono essere insidiosi i parassiti che lucrano sui brevetti. Quindi, la cosa migliore che potete fare è aiutarli a elaborare un verdetto giusto.

Sicuramente i troll cercheranno di fare il contrario. Come è successo con Quest, vi faranno le richieste più assurde (ad esempio, “dateci i vostri codici sorgente di tutte le vostre versioni, oltre a tutta la documentazione, tra cui note e bozze che avete scritto durante lo sviluppo del progetto!”).  Bombarderanno voi e la corte con tonnellate di documenti, cercheranno di farvi perdere la pazienza… tutto per mettervi in cattiva luce davanti al giudice. Importante: pensate che tutto questo è solo un giochetto e che con voi non funzionerà. Analizzate con calma tutte le azioni dei troll e le motivazioni di ogni comportamento per capire cosa intendono fare realmente. Insomma, usate sempre il cervello, non fatevi prendere dalle emozioni.

Tutto ciò che riguarda il caso (corrispondenza, chiamate telefoniche normali e via Skype, email, ecc), TUTTO, deve essere salvato e archiviato (fotocopie, registrazioni audio, video, schermate ecc.) perché il patent troll potrebbe chiedervi le cose più strane e non dovete mai farvi trovare impreparati. La corte sa perfettamente a cosa mirano i troll, perciò se dimostrate prontezza di riflessi e disponibilità totale a collaborare, (i) guadagnerete punti positivi e (ii) farete perdere punti ai patent troll.

Consiglio dato dall’esperienza nº7: durante il caso Lodsys, ci sono state richieste all’improvviso  alcune screenshot relative ad una conversazione Skype avuta con un esperto che aveva testimoniato a nostro favore in tribunale. Chiaramente lo scopo di Lodsys era d’inficiare le nostre argomentazioni. In teoria, anche se non avessimo fornito alla corte queste screenshot, sarebbe stato lo stesso perché avevamo altre prove convincenti a sostegno della nostra tesi. In ogni caso, abbiamo dato ciò che ci era stato chiesto, e ciò ha dimostrato grande disponibilità da parte nostra, serietà e scrupolosità nel preparare il caso. Come risultato, il giudice non ha accolto le richieste di Lodsys.

 9.  Campagne sui media

Spargete la notizia, raccontatelo in TV, in rete, sui giornali… parlate il più possibile del caso in cui i patent troll vi hanno coinvolti. Rilasciate interviste, programmate conferenze stampa, scrivete tweet, post su Facebook e persino su Instagram. Non so, create un rap anti-troll e pubblicatelo su YouTube, qualsiasi cosa, sia da soli che con gli altri accusati nel processo. Al di là che ne guadagnerete in autostima, sicuramente riceverete sostegno, feedback positivi e qualche consiglio utile. E naturalmente, tutto ciò serve per demoralizzare i troll.

10.  L’ultimo ostacolo

Più il processo si avvicina, più aumentano dubbi e timori.

Ma ciò vale anche per i patent troll. In questa fase, è necessario ritornare al consiglio nº1, leggerlo attentamente 3 volte, forse potrebbe essere utile guardare il film Rocky per essere ancora più carichi, e poi inviare qualche tweet che rifletta il vostro spirito positivo e la vostra fiducia (meglio un bel po’ di tweet). Poi iniziate a leggere attentamente la nuova corrispondenza che vi arriva dal patent troll. Sicuramente vi farà i complimenti per la costanza nel portare avanti il processo e magari vi proporrà velatamente di risolvere il tutto prima di arrivare in tribunale accordando una cifra.

Ovviamente, ogni caso è a parte, ma se siete sicuri al 100% della vostra innocenza, non scendete a patti con i troll. Combattete fino alla fine! Soprattutto perché ormai vi trovate all’ultima fase, e vi siete impegnati tanto per arrivare fino a dove siete arrivati. È come quando si era bambini, dovete avere l’atteggiamento da bullo perché gli altri abbiano paura di voi.  Ricordate che al patent troll non piace affatto arrivare in tribunale (invalidamento del brevetto = perdita delle licenze), perciò è molto probabile che alla fine ritiri le accuse.

In ogni caso, qualsiasi cosa accada, non cantate mai vittoria fino a quando la corte non ha preso la sua decisione; molto spesso il troll potrebbe farvi credere di avere la vittoria in tasca per poi lanciare il colpo finale nel momento di vostra massima vulnerabilità.

Consiglio dato dall’esperienza nº8: i tentativi di un accordo extragiudiziale possono arrivare molto prima di parlare di tribunale. Più si avvicina lo spettro del giudice, più il troll perde di aggressività. Di solito la nostra attitudine è non avere  alcuna reazione alle loro proposte, durante tutta la fase di mediazione rimaniamo fermi sulla non violazione; anzi, diciamo loro in faccia (e lo gridiamo al mondo) che non sono altro che dei truffatori, che cercano di approfittarsi dell’ingenuità degli altri.

Bene, questo è tutto ciò che posso dirvi sulla battaglia infinita contro i patent troll. In realtà, c’è tutto un mondo che riguarda i brevetti e i troll, e se siete interessati non vediamo l’ora di condividere queste informazioni con voi. Inviateci un commento con le vostre domande oppure scriveteci all’indirizzo e-mail anti-troll che abbiamo appositamente creato.

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Commenti 1 Scrivi un commento

    simone

    Thanks Eugene,
    Very intresting topic as usual!
    Simone

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