febbraio 21, 2013
Obama: il sistema di deposito dei brevetti va riformato
È un comportamente scorretto, una questione seria, su cui ho scritto e discusso a lungo durante gli ultimi anni ed oggi, finalmente, è stato ufficialmente riconosciuto – e condannato – nientedimeno che dal Presidente degli Stati Uniti! Il giorno antecedente al Presidents’ Day, Barack Obama ha espresso il suo disappunto nei confronti delle aziende che praticano patent trolling (società o persone che registrano brevetti altrui per poi richiedere il pagamento delle relative royalties a chiunque utilizzi quelle tecnologie). Quando gli è stato chiesto di esprimere la sua opinione a proposito della protezione della proprietà intellettuale e degli ‘abusi di brevetti’, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Le persone di cui state parlando [i patent troll] ne sono un classico esempio; non hanno creato nulla con le proprie mani. Cercano solo di usare e rubare idee altrui per guadagnarci dei soldi.”
Oh, finalmente qualcuno lo ha detto! Ma non è tutto, Obama continua e afferma che i patent troll (non è il termine che ha usato) rappresentano una delle più grandi piaghe dell’attuale sistema di registrazione dei brevetti degli USA. In seguito ha espresso il suo desiderio di riformare la procedura di brevettazione:
“Credo fermamente che i nostri sforzi per la realizzazione di una riforma del sistema di registrazione dei brevetti sia solo a metà strada e quello di cui abbiamo bisogno è radunare investitori e cercare di ottenere consensi per costruire una legge sul brevetto più intelligente.”
Puoi trovare maggiori informazioni sul discorso di Obama cliccando qui o guardando il video sottostante, a partire dal minuto sedici:
È una idiosincrasia della procedura di brevettazione nazionale statunitense che dà origine al fenomeno che va sotto il nome di patent trolling, incluso le NPE (non-practicing entities, un altro termine con cui si intentificano questi soggetti), ovvero propietari di brevetti che non producono, né usano una invenzione brevettata. La procedura di brevettazione statunitense ha bisogno di serie riforme; è così da anni. Oggi, nello stato in cui ci si trova, questo tipo di pratiche rappresentano solamente un ostacolo per l’innovazione e il progresso – non solo negli USA, ma anche in tutto il mondo.
Come ho già sostenuto in un altro post sui troll, questo sistema rende possibile brevettare non un’invenzione vera e propria, ma un’idea – nella sua ampia accezione. Agli inizi degli anni ’90, le peculiarità del sistema di registrazione dei brevetti si manifestarono attraverso l’assegnazione di un numero indiscriminato di certificati di brevetti a tutta una serie di ‘tecnologie’ – se così si possono chiamare – con relative formule, spazzando via così tutta una serie di invenzioni precedenti. La gamma dei brevetti che vennero registrati vanno dai più bizzarri, ai più comici, fino a quelli più assurdi. Ecco alcuni esempi: l’uso degli smile, l’aggiornamento dello stato dell’utente nei giochi on-line, l’auto-compilazione dei documenti on-line, l’attivazione di prodotti con un codice di attivazione, gli acquisti online “one-click”. Un sacco di altri esempi li puoi trovare qui.
Il sistema di deposito dei brevetti statunitensi ha dunque generato un particolare tipo di “sanguisuga” – quel genere di persona a cui si riferiva Obama. Attraverso questa pratica – purtroppo del tutto legale – questi parassiti possono truffare i fabbricanti. E che genere di persona segue pratiche di questo tipo? La grande maggioranza di loro sono persone brillanti, specialisti, gente preparata, le cui energie sarebbero state incanalate verso il lato ‘buono’ della società, a servizio del progresso, se il patent trollism non esistesse. Ma purtroppo hanno deciso di stare dalla parte sbagliata, preferiscono truffare le aziende – quelle aziende che creano cose (cose che riscuotono successo) – e optare per il modo più facile di fare soldi.
Beh, i cambiamenti nel sistema di registrazione dei brevetti non saranno immediati. Ci vorranno anni. Tuttavia il fenomeno è serio (solo agli Stati Uniti, nel 2011, è costato circa 30 miliardi di dollari) e dato che fa parlare di sé, il governo ha dovuto iniziare ad occuparsene. Tutto questo dimostra che: 1. la follia ha raggiunto livelli allarmanti ed è necessario un intervento tempestivo, altrimenti il progresso si fermerà e si andrà incontro se non a un collasso, sicuramente a un ristagno del progresso scientifico; e 2. la questione dovrà evolversi (o almeno è quello che mi auguro) dalla situazione di stallo in cui ci si trova.
Dal nostro punto di vista, quello di Kaspersky Lab, combatteremo i patent troll con tutte le nostre forze! Se solo proveranno a muovere un altro passo nella nostra direzione, noi ci difenderemo con le unghie e coi denti, esattamente come abbiamo fatto nel caso IPAT (RPX). Monitoriamo costantemente i casi di patent trolling che avvengono nel mondo IT e questo ci fà credere che abbiamo fatto bene a rifiutare di pagare, tutto questo non è stato fatto in vano; al contrario, continueremo così fino alla fine. In realtà loro hanno paura di noi e non vogliono impantanarsi in una causa complessa e laboriosa; a loro interessa solo fare soldi… fare soldi a palate, nel modo più veloce e facile possibile!
Inoltre, continueremo a partecipare attivamente alle iniziative di diversi gruppi che da tempo preparano e promuovono azioni per il miglioramento della legislazione statunitense e del sistema dei brevetti – cambiamenti che permetteranno, se non di estirpare, almeno di limitare l’attività dei patent troll.
Infine, faccio nuovamente un appello a tutti i principali rappresentanti del mercato IT affinché non scendano a patti con queste aziende: solo lottando sarà possibile fermare questi parassiti e eliminarli dalla faccia della terra.