marzo 15, 2013
Nuova Zelanda 2013: giornate 3-5 tra geyser, vulcani e laghi
Giornata n.3: sorgenti geotermali.
Finalmente! Siamo arrivati alla parte più divertente (per lo meno per me!) del viaggio in Nuova Zelanda.
Il nostro percorso è stato deciso: da nord a sud, centinaia di miglia di strada in una cornice naturale mozzafiato formata da paesaggi lussureggianti e sorprendenti.
Il nostro terzo giorno in Nuova Zelanda è all’insegna di geyser, sorgenti di acqua calda, eruzioni e fumarole, vulcanismo e zone geoterminali – tutte cose da non perdere.
Un giorno non basta per ossevare tutti questi straordinari fenomeni naturali (ma è proprio quello che abbiamo deciso di fare). Un giorno ti offre solo un ‘assaggio’ di quelli che sono i processi naturali tipici di questo meraviglioso paese. Ma anche due giorni sono pochi. Noi abbiamo cercato di vedere solo le cose più importanti; molte cose non le abbiamo potute vedere. Tuttavia ci ha reso davvero felici sapere che il fenomeno geotermico più spettacolare rimaneva a soli 20 minuti di macchina da dove ci trovavamo.
Dunque permettetemi di darvi qualche informazione nel caso in cui decidiate di mettere piede da queste parte:
- Te Puia: è una valle termale, una sorta di piscina a cielo aperto, acque calde e fanghi. La caratteristica principale: Pohotu Geyser erutta ogni ora, con spruzzi d’acqua bollente che raggiungono i 40 metri. Per coloro a cui piacciono le spedizioni etnologiche, la visita alla valle può essere accompagnata da una chiaccherata istruttiva sui Maori, sul loro modo di vivere e il folklore locale
Abbiamo scoperto troppo tardi che i geyser e le piscine di fango possono essere viste (in azione) dal balcone di un hotel che si trova proprio lì vicino ! // Sarà per la prossima volta 🙂
- Waimangu: una valle vulcanica caratterizzata da crateri, laghi multi-colore, ruscelli e canali sotterranei. L’aspetto attuale si deve a una eruzione vulcanica avvenuta nel 1886. In seguito, nel 1900-1904, un geyser gigante esplose nella vallata, causando una eruzione di acqua bollente che raggiunse i 400 metri di altezza (!) – uno spruzzo d’acqua gigante alto come un grattacielo, come l’ Empire State Building.
Ed ora la parte più importante: i crateri Echo e Inferno – il secondo e il terzo in ordine di grandezza. Nel primo, si trova un lago dalle acque bollenti (Frying Pan Lake) una delle sorgenti di acqua calda più grandi al mondo (ma non il più grande, a differenza di quanto sostengono i locali e Wikipedia). Pare che la temperatura dell’acqua del lago possa raggiungere i 55 gradi centigradi, 130 gradi fahrenheit, (troppo calda per un bagnetto) e ogni secondo che passa entrano nel lago 110 litri, o 30 galloni, di acqua bollente.
Sia il cratere Inferno che il lago omonimo sono una autentica meraviglia – non ho mai visto nulla di simile. Il livello del lago cambia ciclicamente di una decina di metri, per ragioni che mi sono sconosciute. Un ciclo completo ci mette 38 giorni. Pare inoltre che le acque siano piuttosto acide e molto calde – a dir poco bollenti.
Purtroppo non abbiamo raggiunto la fine della valle e abbiamo perso uno dei laghi più grandi in cui ci si può andare anche in banca. Ce lo concederemo durante il prossimo viaggio…
- Wai-O-Tapu (o più semplicemente Waiotapu): un’altra valle geotermica dall’acqua bollente e con i riflessi colorati, bolle di fango e spruzzi d’acqua, circondata da un bosco dai mille colori. Il paesaggio è da pelle d’oca! Ah, cosa importante: il parco è aperto fino alle 17.00. Perciò se state pianificando una visita a tutte le sorgenti geotermali, vi consiglio di arrivare in prima mattinata (ci vogliono almeno 3 ore per visitare Waiotapu, e se si dispone di più tempo, tanto meglio).
Un alone solare (in inglese halo) chiude questa giornata meravigliosa:
Ciao ciao halo
Questa è la seconda volta che vedo un alone di sole. La prima volta è stata in Antartide.
Che altro?… Ah si, alcune curiosità: tutti i punti termali hanno parcheggio, negozi, indicazioni e cartelli disseminati lungo il percorso. Tutto è pulito e ben organizzato. Per avvicinarti a certi punti però devi pagare un biglietto extra. Di notte è tutto chiuso… anche i gayser riposano.
E con questo chiudo il capitolo sui gayser. Il menù di domani è: vulcanismo. Yuppi !!
Giornata n.4: vulcanismo.
La Nuova Zelanda è piena di vulcani, ce ne sono di tutti i tipi, dimensioni e forme, su entrambe le isole. Ma per assistere ai migliori fenomeni di vulcanismo bisogna andare nell’Isola del Nord, nella parte centrale.
Il fenomeno di vulcanismo più sorprendente è quello offerto dal Monte Tongariro. Se solo potessi avere tre o quattro giorni per visitare l’area, o ancora meglio, una settimana o due! Questo è il tempo necessario per poter scalare la vetta, visitare tutti i crateri e le vallate inframmezzate da laghi… come sicuramente Peter Jackson avrà fatto 🙂
Beh, alcune aree sono chiuse al pubblico. Di recente un cratere ha ‘starnutito’ e ha iniziato a sputare rocce e lava ad altri crateri, così, solo per fargli un dispetto. Per questo motivo la zona è stata chiusa – per salvare la vita di quei turisti stupidi che vogliono ossevare l’eruzione da vicino. Dunque se volete vedere una eruzione da vicino, andate in Kamchatka!
Ed ora qualche informazione sul percorso da fare a piedi lungo il Monte Tongarino….
A causa di una recente esplosione vulcanica, non ci sono molti percorsi a piedi: solo due. Il primo va dalla stazione dell’autobus di Mangatepopo a Emerald Lakes (la linea rossa tratteggiata che vedete nell’immagine sottostante). Potete rendere tutto più avventuroso prendendo la seconda strada – bus da Whakapapa (la strada 47 per Mangatepopo è stata chiusa ai veicoli privati e puoi prenderla solo sotto autorizzazione scritta, e pagando) e poi un sentiero pedonale (la linea gialla tratteggiata).
Ci sono bus regolari che fanno il percorso Mangatepopo-Whakapapa-Mangatepopo. Ieri mattina uno partiva alle 10.00 (meglio non arrivare tardi) con ritorno alle 17.00 (proibito fare tardi – non si può rimanere a Mordor durante la notte 🙂 Sette ore sono sufficienti per completare il percorso rosso, non è necessaria una particolare preparazione fisica. Sono solo 15 km da una estremità all’altra, con un dislivello di 900 metri. Normalmente è possibile raggiungere il lago Blue Lake, ma a causa dell’eruzione ora non è possibile.
Tutti i percosi son ben segnalati. Ci sono inoltre percorsi di ghiaia, gradini di legno e di metallo, bagni pubblici… insomma, tutto quello che serve. Il fenomeno mi fa pensare alla Taiga siberiana o alle catene montuose europee. Io credo che è una questione di gusto… Non sono sicuro di quello che preferisco, un mix di entrambi credo 🙂
Ma nonostante tutte le comodità, è davvero importante portare con sé tutto l’occorrente. La cosa più importante sono scarpe comode e calzini traspirante, per evitare le vescicche. Dovrai camminare diverse ore e andare su e giù come uno yo-yo. E non ti dimenticare i vestiti adeguati. Sulla vetta c’è vento, umidità e fa freddo.
Giornata 5: da Nord a Sud.
Questa si chiama avidità: 17 giorni per esplorare entrambe le isole della Nuova Zelanda. In realtà ci vorrebbero tre settimane… per ogni isola. O meglio, un mese. Anzi credo che sarebbe meglio uno anno per visitare tutto il paese e l’incredibile patrimonio naturale. Ma torniamo a noi: dopo 4 giorni nell’Isola Nord, è giunto il momento di prendere il Wellington-Picton ferry e andare nell’isola vicina.
Il ferry ci mette circa tre ore per completare il percorso e il primo parte alle 8.00 di mattina. Se hai affittato un auto quello che devi fare è lasciarla nella prima isola e affitarne un’altra nella seconda. Suona come una scocciatura? Beh.. lo è. Ed è anche una perdita di tempo. Dopo tutte le scartoffie, l’imbarco e lo sbarco, ecc… il viaggio nell’Isola Sud può iniziare solo dopo pranzo. Perciò per questa giornata non puoi mettere in programma grandi cose. La cosa migliore da fare è visitare la costa e le baie, poi le isole nella zona nord, a partire da Picton. Il piano è molto ambizioso, ma abbiamo deciso di mantenerlo – e lungo il cammino ci siamo imbattuti in un sacco di bellezze naturali.
Prima di tutto abbiamo viaggiato lungo la Strada Statale 6. E’ una strada bellissima da fare in auto. Lungo la strada ci sono un sacco di cose che vale la pena fotografare, per esempio, nei pressi di Westport ci sono leoni marini e altre creature e paesaggi strabilianti – e ancora oltre, altri meravigliosi paesaggi (qui la macchina fotografica inizia a scattare foto da sola).
La cosa princiaple da vedere e il paesaggio più bello si trova nei pressi di Punakaiki. Qui è possibile ammirrare una formazione rocciosa (Pancake Rocks) formata da depositi e fossili preistorici marini. Siamo arrivati in questa zona praticamente al tramonto. Inutile dirvi che il panorama era qualcosa di unico.
L’Isola Nord è molto diversa dall’Isola Sud. Il Nord, come vi ho detto, è contraddistinto dal fenomeno del vulcanismo; il Sud non è altrettanto caldo, sebbene in epoca preistorica era unito all’Isola Sud. Tuttavia le sue coste sono mozzafiato.
A me pare che l’Isola Sud sia un po’ più selvaggia rispetto all’Isola Nord, più caotica e avventurosa. Inoltre è meno abitata. Uno spot pubblicitario dell’Aeroporto Internazionale di Christchurch avvisa che il Sud è meglio del Nord perché possiede “il 33% del territorio ma il 75% di popolazione in meno”. Piuttosto convincente…
Il resto delle foto le trovate nella mia pagina Flikr.Qui invece le precedenti puntate: