marzo 12, 2020
i-Antitrust: riavere la possibilità di scegliere
Combattere le ingiustizie. È quello che facciamo e che continueremo a fare, anche quando vuol dire combattere una grande ingiustizia e su vasta scala…
Ad esempio, nel 2017 siamo riusciti a raggiungere un accordo con la Microsoft per far sì che l’azienda avesse più un occhio di riguardo verso il proprio prodotto antivirus. Microsoft potrebbe essere considerata come il gigante Golia dei giorni nostri e noi il rispettivo Davide! Abbiamo bisogno di esserlo, perché qualcuno deve opporsi ai giganti, ora e in futuro, se questi giganti provano a dominare in maniera ingiusta. Se non lo si facesse, gli utenti arriverebbero ad avere meno scelta.
Lo scorso anno abbiamo dovuto indossare i guantoni da boxe per un’altra disputa, sempre per una questione di antitrust, ma stavolta la lotta ha avuto a che fare con un altro Golia, dal nome Apple. Percorriamo rapidamente l’anno passato fino ad arrivare a due notizie che sicuramente vi interesseranno.
Ma prima un po’ di contesto.
Gli inizi: i giorni felici
Nel lontano 2008, forte dello straordinario successo dei suoi iPhone, Apple ha aperto il suo App Store. E per riempire gli “scaffali” del suo store, Apple ha invitato gli sviluppatori indipendenti a utilizzare lo store come piattaforma per vendere i propri software per iOS. Questi sviluppatori indipendenti non ci hanno pensato due volte, e si sono portati dietro migliaia di app (12 anni dopo, parliamo letteralmente di milioni di app). Gli utenti di tutto il pianeta erano entusiasti di tanta offerta, sia Apple sia gli sviluppatori indipendenti ottenevano grandi profitti, tutto andava bene, c’era pace e armonia e sembrava che sarebbe stata una storia a lieto fine.
Ma… gli affari sono affari. Alla fine della fiera lo scopo principale della Apple (e di tutte le aziende private) è quello di generare profitti. E così, l’azienda ha iniziato a cambiare direzione poco a poco, creando altre iCose, tutta una serie di servizi etc etc. Ma Apple puntava ancora più in alto. Ed è stato così che ha puntato il suo interesse verso i mercati delle applicazioni iOS creati da sviluppatori indipendenti nel proprio App Store.
Ritorniamo velocemente al 2020
Ho molto rispetto per Apple. Questa compagnia ha creato un modello di business di successo, invidiato e copiato da molti. Non li invidio né li imito, non condivido appieno la loro politica (innanzitutto e principalmente in merito alla cybersecurity) ma queso non mina il rispetto che ho nei confronti di questa azienda (anche se, personalmente, non utilizzo prodotti Apple di nessun tipo).
Collaboriamo con Apple da molti anni, in vari settori e fino a poco tempo fa si trattava di una partnership tra pari.
Come decine di migliaia di altri sviluppatori indipendenti, creiamo app iOS utili, app che incrementano l’attrattiva generale della piattaforma. Con Apple abbiamo degli affari in corso nel campo del mobile ma sono gli utenti a trarne vantaggio soprattutto (avendo a disposizione app sempre più utili). Tutti ne traevano dei vantaggi; poi alla fine del 2018 Apple, con la release di Screen Time, ha annunciato la sua crociata contro gli sviluppatori indipendenti.
La concorrenza è positiva perché va a beneficio dell’utente; in questo caso, avere a disposizone più app porta alla creazione di app migliori e diversificate e quindi maggiore scelta per l’utente (e così non ci sono sviluppatori mezzi addormentati in cima alle liste delle app più scaricate su App Store!). Ma affinché ci sia della sana concorrenza, le regole devono essere uguali per tutti. Per tutti. La parità di condizioni (e la conseguente concorrenza) è stata completamente distrutta da Apple. Vi spiego in che modo.
iStory a cui è difficile credere
Screen Time è entrata a far parte di un mercato maturo dove già vi si trovavano decine di sviluppatori indipendenti. L’App Store offriva diverse app di qualità per il parental control, la gestione del tempo e altre attività relazionate. Ed è qui dove inizia la follia.
Inaspettatamente Apple ha monopolizzato una vasta gamma di funzionalità importanti, disattivando semplicemente quelle degli altri sviluppatori!
Ad esempio, come può funzionare un’app di parental control senza poter configurare profili, poter filtrare indirizzi URL, utilizzare funzionalità di controllo di applicazioni o funzionalità complete di geolocalizzazione? Esatto, è impossibile! O meglio, è possibile solo se si tratta della app di parental control di Apple, che non ha limitazioni sulle funzionalità importanti (nessuna delle loro app ce le ha)! Una regola per le app di Apple, un’altra per tutti gli altri.
Naturalmente, questa audace e strana mossa è stata giustificata con la cortina di fumo della “preoccupazione” per la privacy e la sicurezza; tuttavia (e aggiungo “naturalmente”), questa preoccupazione si è presto rivelata in tutta la sua falsità.
In seguito, Apple ha iniziato a bannare gli sviluppatori dall’App Store, ritardando l’approvazione di nuove versioni dei software e stabilendo nuove richieste e condizioni inaccettabili. Alcune app sono state fatte chiudere, mentre altri hanno subito restrizioni delle loro funzionalità fino a farle diventare inutili. Ma alcuni sviluppatori indipendenti hanno deciso di combattere, tra cui noi. In molti sono riuniti in un’associazione con lo scopo di collaborare con Apple per creare regole corrette e sicure per tutti, altri ancora hanno sporto denuncia alle autorità antitrust regionali e hanno attivato campagne su stampa e social network.
Poi, a giugno 2019, sembrava che Apple avesse tirato il freno e persino che stesse tornando indietro. In realtà, era solo una manovra tattica, per fingere buona volontà ma che non ha in alcun modo aiutato a risolvere il problema che riguardava l’uguaglianza di diritti per tutti, Apple compresa.
E poi è stato rilasciato iOS 13, con ulteriori restrizioni per dare un ulteriore colpo all’ecosistema!
Lasciate che vi faccia un esempio di come le “innovazioni” di iOS abbiano avuto conseguenze su Kaspersky Safe Kids, la nostra app di parental control.
Innanzitutto, con l’installazione della nuova versione di iOS, Apple carica e attiva automaticamente Screen Time sui dispositivi, anche quando l’utente dispone già di una applicazione simile. Non so se pensate lo stesso, ma per me con una situazione del genere non si può parlare di “libera concorrenza”. Sembra piuttosto il contrario, ci vedo un velo di intrusione, pressione, imposizione, come quando ci si imbuca a una festa a cui non si è stati invitati.
In secondo luogo, le nuove funzionalità di iOS 13 ora consentono a un bambino di eliminare facilmente Safe Kids (annullando così il concetto stesso di “parental control”) o di visualizzare siti con Safari (ormai impossibile da nascondere) al posto del browser integrato sicuro dell’applicazione, che consente il filtro di contenuti non desiderati. Sul serio, ragazzi!
In terzo luogo, le modifiche alla politica di accesso alla geolocalizzazione di un dispositivo ha tolto ai genitori la possibilità di rintracciare la posizione dei propri figli (No, non me lo sto inventando, e tutto per la difesa della sicurezza, ricordate?)!
Ma adesso arriva la ciliegina sulla torta. Siete pronti?
Tutte le funzionalità proibite agli sviluppatori indipendenti sono totalmente legittime, permesse e accessibili a… tadan! Apple naturalmente!
Una i-Insolenza di questa portata non può passare inosservata
Per fortuna, la questione non è entrata nel dimenticatoio e ha avuto risonanza in tutto il mondo sul piano legislativo. Al Senato statunitense si è suggerito di vietare ad Apple e altri grandi compagnie di inserire le proprie app sui marketplace di loro proprietà dal momento che, di default ci sarebbe una corsia di preferenza per questi prodotti.
In Russia sono state avviate procedure antitrust, mentre nell’Unione Europa siamo ancora alla fase di indagini preliminari. Lentamente ma sicuramente verranno alla luce le conseguenze negative di questa perdita graduale della concorrenza, che va a sfavore anche dell’utente. Screen Time sta ricevendo numerose critiche per i suoi difetti nelle funzionalità (nonostante la sua superiorità soprattutto perché ai suoi concorrenti viene minata la loro capacità di azione!). Alcuni sviluppatori indipendenti, come unica via per aggirare il problema, ritengono sia indispensabile spingere gli utenti a passare ad Android se si preoccupano della sicurezza online dei propri figli.
E ora passiamo alla notizia di cui volevo parlarvi…
Non so dire se si tratti di una buona notizia o meno, ma che ci sia del movimento in tal senso almeno è positivo, d’altronde stiamo lottando affinché tutti abbiano le stesse opportunità. Questa primavera, il servizio federale russo contro il monopolio (FAS) emetterà il suo verdetto inerente alla nostra denuncia sporta contro Apple per abuso di posizione dominante e per aver ottenuto vantaggi illegittimi sulla concorrenza grazie a Screen Time. Quasi tutte le argomentazioni e le prove sono state consegnate e registrate. Per noi è stata una procedura lunga e compessa (qui troverete i dettagli) alla quale abbiamo dedicato tempo, sforzi, denaro ed energia. Ma abbiamo spiegato in dettaglio la nostra posizione e spero che la decisione sia a nostro favore. Incrociamo le dita…
Quando c’era Jobs al comando, non accadeva nulla del genere
Sapete cosa mi ha fatto pensare questa crociata di Apple contro gli sviluppatori indipendenti? A una lotta tra l’ecosistema iOS e l’ecosistema di App Store! Il primo sta assorbendo gradualmente i mercati più appetibili e redditizi del secondo. E non è giusto, soprattutto perché grazie all’App Store la piattaforma iOS si è sviluppata creando le basi del business dell’azienda.
Senza l’App Store, Apple sarebbe ora uno dei tanti progetti falliti che ci sono nella storia del mondo IT. Tutto ciò mi ricorda un po’ quella brutta e-mail di Steve Jobs in cui annunciava la “guerra santa” contro Google, in particolare questa frase: “Legare tutti i nostri prodotti tra loro per bloccare i clienti nel nostro ecosistema“.
Probabilmente solo il signor Jobs sapeva cosa volesse dire realmente con quella frase. Ma sebbene all’inizio per l’iPhone Jobs non fosse a favore di app di terze parti (successivamente ha cambiato idea), sono sicuro che ha riposto le sue maggiori aspettative proprio negli sviluppatori indipendenti: poter utilizzar la loro ispirazione e le loro risorse per creare il miglior ecosistema per Apple. E di una cosa sono sicuro, Jobs non avrebbe permesso che Apple si trasformasse in un’azienda dittatrice autoreferenziale e non avrebbe attaccato quegli sviluppatori che hanno aiutato a costruire il suo ecosistema costringendoli a questo tipo di discriminazione.
L’ho detto qualche riga fa e lo ribadisco: rispetto Apple e sono convinto che non ci sono questioni nei nostri rapporti che non possano essere risolte. Apple potrebbe optare per un compromesso sensato e riconsiderare le regole del gioco, ora così ingiuste. Ciò renderebbe la sua piattaforma ancora più forte, consentendo agli sviluppatori indipendenti di offrire app complete in grado di soddisfare al meglio le necessità di milioni di utenti.
Infine, sosteneteci nella nostra battaglia per proteggere il vostro diritto di poter scegliere ciò che voi volete, non quello che una grande corporation decide sia meglio per voi. E seguite le notizie che verranno, vi terrò informati sul verdetto della FAS quando sarà disponibile.