Post del mese: febbraio 2017

Domande e risposte sull’11-11

E adesso, ragazzi e ragazze, woo-hoo! Oggi è uno di quei giorni in cui esultare sembra essere la cosa più giusta da fare. WOO-HOO!!!

Perché, vi chiederete?

Abbiamo lanciato ufficialmente un sistema operativo sicuro per i dispositivi di rete, i sistemi di controllo industriali e l’Internet delle Cose. Il sistema operativo è stato concepito l’11 novembre; ecco perché lo chiamiamo con il nome in codice 11-11. È stato un ciclo di sviluppo molto lungo: abbiamo lavorato al progetto per 14 anni e abbiamo anche realizzato una prova di presentazione del mondo reale. Adesso il sistema operativo può essere utilizzato dalle parti interessate in diverse situazioni.

Il sistema operativo non ha nemmeno un codice di Linux, si basa sull’architettura microkernel e consente ai clienti di verificare il codice sorgente per assicurarsi del fatto che non ci siano funzionalità irregolari

Vi risparmio tutti i dettagli nerd al riguardo; per ulteriori informazioni tecnologiche, potete consultare questo link. Preferisco focalizzarmi sulle cose che non sono state trattate in quel post, per questo motivo risponderò ad alcune delle domande più frequenti e sfaterò alcuni miti sul nostro nuovo sistema operativo.

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L’archeologia di Internet

Internet (quello che tutti conosciamo e di cui non potremmo fare a meno nemmeno un secondo) è ancora un fenomeno relativamente nuovo. Venti anni fa non esistevano Google o Yahoo… 12 anni fa potevate aprire un account Facebook solo se eravate uno studente di un’università di prestigio; gli unici tweet di allora erano le versioni originali e analogiche e gli iPhone erano ancora frutto dell’immaginazione di Steve Jobs.

(Il primo iPhone è stato presentato solo 10 anni fa; era privo di fotocamera frontale, non poteva girare video, non aveva il GPS, non esisteva un App Store! È proprio quello che succede con molte altre cose che diamo per scontato – dieci anni fa ci sarebbero sembrate incredibilmente moderne e assurde!)

Poi c’è la confusione terminologica della parola “Internet“. Il termine “Internet” viene utilizzato per fare riferimento a ogni genere di cose quando invece, se vogliamo essere precisi, Internet è una super rete che riunisce una grande quantità di reti locali connesse tra loro con i protocolli TCP/IP. Questa infrastruttura usa il World Wide Web, una rete di milioni di server web di tutto il mondo, ed è qui che si trovano pagine come Google, Facebook e un’infinità di altri siti.

La gente si riferisce a questo insieme di informazioni quando vi dice di trovare qualcosa su Internet o quando vi chiede se vi è stato vietato di utilizzare Internet a lavoro. Ad ogni modo, oltre all’infrastruttura web di Internet (www), vengono usate molte altre cose, come diverse reti peer-to-peer, email, server FTP e altre cose utili come CCTV, televisioni, bancomat, automobili e una miriade di altri dispositivi dell’Internet delle Cose.

Ma oggi non voglio parlare della teoria e della pratica delle reti informatiche moderne. Vorrei parlare invece di… archeologia! Voglio parlarvi di quattro reti proto-Internet del passato (nel senso più ampio del termine “Internet”).

Progetto Cybersyn (Cile)

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L’intelligenza umanartificiale e la lotta contro lo snowshoe spamming

A quanto pare sono destinato a ricevere tanto spam nella mia casella di posta in arrivo, probabilmente più del solito. Do in giro a destra e a manca il mio biglietto da visita ormai da anni; il nostro dominio viene incluso nelle slide di presentazione, nelle pubblicazioni, nei cataloghi e in molti altri documenti. Devo aggiungere poi che il mio indirizzo email è estremamente semplice. A volte gli indirizzi mail degli impiegati non si possono più usare perché sono strapieni di spam, situazione che ci obbliga a crearne dei nuovi, un po’ modificati. Ma non possiamo andare avanti così. Perché innanzitutto ho bisogno di sapere esattamente chi è il nemico e, secondo, perché voglio poter controllare personalmente la qualità della nostra protezione antispam. E poi non mi dispiace farmi due risate in più di tanto in tanto.

Proprio come gli entomologi con le loro farfalle, raccolgo tutto lo spam in arrivo in una cartella apposita, controllo il verdetto e stabilisco quali sono le tendenze e i falsi positivi, mentre invio i campioni sbagliati al nostro laboratorio antispam.

Stranamente, dall’inizio dell’anno la quantità di spam è schizzata alle stelle! E dopo aver studiato la sua struttura e il suo stile, sembra che la maggior parte dello spam provenga da una 1 fonte, solo 1! Quasi tutti i messaggi erano in inglese (solo due erano in giapponese) e la cosa più importante: il 100% di questo spam è stato rilevato dai nostri prodotti! I nostri specialisti hanno scoperto che… (era davvero uno tsunami di spam)… si trattava di un tipo speciale di spam conosciuto come spam racchette da neve  o snowshoe spamming. Tutto questo è un po’ insolito, dal momento che con l’anno nuovo il volume dell’attività spam in genere diminuisce.

* Dati dall’1 al 10 gennaio

E questi sono i dati secondo cui la percentuale di snowshoe spam è cambiata nel giorno più attivo, il 7 gennaio, nelle caselle di posta in arrivo del nostro dominio aziendale:

Che cos’è lo snowshoe spamming e come ci possiamo proteggere?

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