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Meraviglie su rotaia a San Pietroburgo

Ci sono tanti tipi di musei.

Ci sono i musei veri e propri (nel senso più classico del termine), poi ci sono mostre, esposizioni, installazioni… ci sono altre parole per descrivere eventi di questo tipo? Ah, sì, e poi ci sono i graffiti! Alcuni graffiti sono di una bellezza notevole, le consideriamo installazioni artistiche o il risultato della creatività di qualche hooligan? Eliminiamo quest’ultima idea, perché, a mio modesto parere, ci sono alcuni graffiti che sono delle vere opere d’arte. Ma non voglio divagare, come faccio solitamente, ritorniamo all’argomento originario.

Dicevamo, i musei…

A San Pietroburgo ce ne sono di tantissimi. È come se fosse la capitale mondiale dei musei.

Capisco che se confrontiamo i musei di San Pietroburgo con, ad esempio, il Louvre o il British Museum, i primi perdono d’importanza. Tuttavia, considerando il difficile passato di San Pietroburgo, i suoi musei possono essere considerati dei veri e propri miracoli. Nell’epoca post-imperiale non è che ci si preoccupasse molto dei musei, e lo stesso è stato negli oltre 70 anni di Comunismo. Ovviamente la Seconda Guerra Mondiale è stato un grande impedimento e poi c’è stato il periodo successivo alla caduta del Comunismo… Insomma, in tutti questi anni i musei non hanno ricevuto generosi finanziamenti statali o privati così come è avvenuto nel mondo occidentale. Forse mi sbaglio ma questa è la mia impressione, correggetemi pure se sbaglio.

Ok, sto divagando di nuovo. Ritorniamo all’argomento principale.

A San Pietroburgo ci sono i “soliti sospetti”: i musei dove i bambini vanno in gita, quelli tradizionali. E noi invece abbiamo deciso, come sempre, di essere alternativi, di mescolare un po’ le carte in tavola. Siamo andati al… Museo dei treni! piter-muzey-parovozy-1Vado dritto al punto, lo consiglio vivamente, soprattutto ai maschietti (spero di non sembrare sessista). Nel negozio di giocattoli del museo ovviamente ci sono soprattutto treni, ragazzi, è il paradiso dei treni! Tantissimi esemplari in mostra per raccontare la storia di questo mezzo di trasporto così unico, chic e romantico, da pezzi meravigliosi ad alcuni spaventosi, da alcuni che passano inosservati ad altri assolutamente incredibili (ovviamente questi ultimi sono i più interessanti).

Basta chiacchiere, lascio parlare le immagini. Se volete maggiori informazioni, c’è una cosa che si chiama Internet, ne avrete sentito parlare. 🙂 Oppure potete fare zoom sulle foto e leggere le info scritte sulle placche.

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San Pietroburgo dall’alto

Ciao a tutti!

È sempre bello recarsi in un posto dove poter ammirare il paesaggio circostante dall’alto. Ma è ancora meglio volare per godere della migliore vista. Il massimo, poi, è prendere un elicottero e ammirare una città meravigliosa e unica come San Pietroburgo.
Ebbene, eccoci sull’elicottero…

L’itinerario: Pulkovo – Petergof – Bolshaya (affluente del Neva) – fiume Neva – Malaya Nevka – Pulkovo.

Non ho nient’altro da aggiungere sinceramente, ma molto da farvi vedere…

Petergof:

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La complicata San Pietroburgo

San Pietroburgo d’estate, soprattutto tra giugno e luglio, è complicata. Probabilmente saprete già che quasi non c’è notte in tutta l’estate. E neanche il sole: nell’emisfero nord in questo periodo dell’anno il sole si fa vedere all’orizzonte per qualche ora per poi ricomparire direttamente il giorno successivo. Il risultato? I giorni sembrano non finire mai, beh, è così in effetti. In camera bisogna dotarsi di tende o di una mascherina per gli occhi per fare una bella dormita “notturna”.

C’è anche un’altra cosa: bisogna assicurarsi di trovarsi nel luogo desiderato prima che si alzino i ponti e non si possa più passare. Altrimenti…. oops! Comunque sia, questi ponti basculanti hanno i loro vantaggi: quale scusa migliore per non trovarsi dove si dovrebbe essere (e non si desidera andare)? “Non ce la faccio a venire, davvero. Non posso proprio materialmente. Hanno tirato su i ponti!”

Come dicevo, San Pietroburgo è complicata in questo periodo dell’anno.
Rimane comunque meravigliosa. Guardate queste foto, non ho ragione?

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Come aiutare i salmoni a riprodursi

Nel mondo ci sono tantissimi fenomeni, naturali e non, davvero curiosi.
Alcuni fenomeni sono belli da vedere e innocui, come le Horizontal Falls di Kimberley, Australia, le cascate artificiali della diga di Itaipú o gli indimenticabili tramonti di Santorini.
Altri, invece, sono terribili e distruttivi, come le eruzioni vulcaniche, i terremoti e gli tsunami.

Esiste la simmetria statica di montagne e vulcani, il movimento lento e costante della tettonica delle placche, dei ghiacciai e delle nevi. Esistono fenomeni imprevedibili e preoccupanti come le valanghe e altri cataclismi di ogni sorta. E poi ci sono le inondazioni improvvise e disastrose che avvengono con intermittente regolarità. Le inondazioni avvengono quando gli dei si dimenticano di mettere il tappo quando si concedono un bel bagno. Così l’uomo tiene che intervenire, progettando e costruendo grandi strumenti di protezione per drenare l’acqua delle inondazioni, per ovviare alla sbadataggine divina.
Una zona in cui questa specie di “amnesia” avviene con maggiore frequenza è la regione europea della Russia, accanto al Golfo di Finlandia, soprattutto attorno al delta del fiume Neva. Per una sfortunata coincidenza, è proprio qui che è situata la città di San Pietroburgo. Una città conosciuta per il suo spirito eroico, per le vittorie ottenute, per l’eredità culturale imperiale e, purtroppo, anche per le catastrofi naturali legate all’acqua. Per chi fosse interessato all’argomento, consiglio di cliccare su questo link.

Volete approfondire ancora? Leggete “Il cavaliere di bronzo“, è bellissimo. Qui il link, con tutta una serie di commenti.

Vi racconto la versione breve:
San Pietroburgo ovviamente doveva fare qualcosa per il problema delle inondazioni, e così è stato. Ne ho sentito parlare in passato, ma solo da poco sono riuscito a vederla: la città di San Pietroburgo è protetta tutto intorno da una grande diga. Le descrizioni di Pushking delle inondazioni per fortuna ora sono solo un brutto ricordo.

Gli ingegneri e i tecnici hanno completamente sconvolto il concetto di diga per questo capolavoro della mente umana. Hanno optato per un “complesso di impianti protettivi contro le inondazioni”. E come dare loro torto?

Un po’ di dettagli tecnici…

C’era bisogno di una costruzione in grado di far passare grandi quantità di acqua dal Golfo di Finlandia alla Baia della Neva ma, all’occorrenza, quando le alte onde del Mar Baltico diventavano minacciose, doveva creare una barriera molto alta per evitare che inondassero la città. L’impianto doveva inoltre consentire il passaggio giornaliero delle navi e non interferire, ovviamente, con il delicato ecosistema marino della zona.
I primi progetti per la “diga” risalgono al XIX secolo, ma i lavori sono iniziati solo nel 1979 (link per maggiori informazioni). Poi è arrivato il Comunismo e alla fine degli anni ’80 i lavori si sono fermati. Passiamo direttamente agli anni 2000, quando è stato ripreso il progetto, che è poi stato completato nel 2011. Il risultato è un’autentica meraviglia!
Ho cercato su Internet delle dighe simili ma non è che abbia trovato molto, le altre sono più piccole. Ce n’è una a Londra, un’altra in Olanda, un’altra ancora sul fiume Elba. Ma tutte piccole in confronto al nostro colosso da 25 chilometri. Sono rimasto davvero colpito.
C’è un altro impianto anti-inondazioni che sta per essere costruito a New Orleans e, quando verrà completato, sarà addirittura più grande. Per il momento, la diga di San Pietroburgo è la numero uno!

Per i non addetti ai lavori, si tratta di una sorta di autostrada di 25 km che attraversa il Golfo di Finlandia da lato a lato, simile a quella che si vede in Miami Vice che collega Miami a Keys (ma è più lunga e non si tratta di un impianto anti-inondazioni). Catrame liscio, segnali ben definiti, strade di entrate e di uscita. Spettacolo.
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S(oleggiata) Pietroburgo*

[vedere il penultimo paragrafo]

Gli ultimi post di questo blog facevano parte di una serie. Ho trattato l’argomento Kimberley in 7 puntate, sarà la volta dei luoghi più belli (lo vedrete a breve) e ora vi propongo il primo post di un’altra serie, quella su San Pietroburgo, la finestra d’Europa.

Eccoci qua!

Prima una bella introduzione… Mi dilungo mai io? 🙂

Per ragioni sconosciute, di recente ho deciso di ricordare tutte le città della Russia in cui sono stato. Parlo di città dai 100 mila abitanti in su, città in cui sono stato per qualche giorno e non di passaggio. Non ho considerato quelle città in cui sono state poche ore aspettando il volo successivo.

Bene, risulta che della Russia ho visitato 14 città in totale, passando per i 4 punti cardinali da ovest, a sud, da nord a est sono stato a: Kaliningrad, Pskov, Velikiy Novgorod, San Pietroburgo, Mosca Rostov sul Don, Novorossiysk, Kazan, Saratov, Volgograd, Sochi, Jacuzia, Novosibirsk, Petropavlovsk-Kamchatski.

Ovviamente ci sono altre città e cittadine in cui sono stato ma che non ho incluso per le regole che vi ho menzionato prima. Le altre città “visitate” non incluse nella lista sono:

Uriupinsk, Kozmodemyansk, Dmitrov, Dubna, Kolomna, Torzhok, Kozelsk, Kem, Belomorsk, Kholmsk, Yuzhno-Sakhalinsk, Lukhovitsi e tante, tante altre…

Mi sono chiesto poi come sarebbe stata la mia lista delle città negli Stati Uniti. Wow… 16! Due in più rispetto alla Russia:

Anchorage, Seattle, San Francisco, Los Angeles, Las Vegas, Minneapolis, Chicago, Louisville, Dallas, Austin, Boston, New York, Washington D.C., Atlanta, Orlando, Miami.

Le città non incluse nella lista originaria sono: Honolulu (Hawaii), Valdez (Alaska), Sedona (Arizona), Palo Alto & San Jose (California), El Paso (Texas), Page (Arizona), Key West (Florida) e altre (ho lasciato fuori anche Woburm, una delle nostre sedi).

Vediamo… gli abitanti statunitensi sono praticamente il doppio dei russi (320 milioni contro 140 milioni). Ciò vuol dire che una città della Russia dovrebbe avere un doppio coefficiente in questa classifica. No, non funziona così, allora non so cosa dovrei dire di Singapore! (popolazione di 5,5 milioni di abitanti, 25 volte meno della Russia).

Diamo un’occhiata alle popolazioni delle città (e dei paesi) che ho visitato…

Norvegia, cinque milioni di anime e ho visitato due città: Oslo, la capitale e Bergen, il doppio di Singapore. Cos’altro?

Nuova Zelanda! 4,4 milioni di persone. Ci siamo acclimatati e abbiamo girovagato per Auckland, trascorso una notte a Christchurch e visitato i luoghi d’interesse il giorno successivo. Poi è stata la volta di Wellington e Dunedin, una notte in ogni posto ma non abbiamo visto nulla per cui non contano.

Abbiamo nella lista un paese con meno di due milioni di abitanti? Ebbene sì!

Gabon! 1,6 milioni di abitanti, sono stato a Libreville per qualche giorno solo sei settimane fa. E poi c’è Cipro con Limisso, Nicosia e Pathos (solo di passaggio), insomma Cipro non fa concorrenza (anche se contiamo 1 milione di abitanti). Ad Andorra ho fatto un giretto, ho sciato anche (85 mila abitanti). Chi è il vincitore? Principato di Monaco, Monte Carlo! Vince il premio con i suoi 30 mila abitanti (e ci sono stato molte, molte volte).

Se bisogna prendere in considerazione il coefficiente “handicap” allora arriviamo a Monte Carlo. Eguaglia 4500 città in Russia o 10 mila città negli Stati Uniti. Qui c’è qualcosa che non va, questo metodo non funziona. Dobbiamo considerare anche i coefficienti economici, geografici, da zona… Mmmm, mi sono stufato, ho già scritto a sufficienza sull’argomento….

Ok, basta parlare di numeri 🙂

Mettiamo un attimo da parte elucubrazioni su confronti sperimentali e ripartiamo dall’inizio… sono stato a San Pietroburgo (nota per i lettori statunitensi, parlo di quella vera!)

La meravigliosa, spirituale, seduttrice, sensuale, monumentale San Pietroburgo. L’ultima volta ci sono stato 7 anni fa, nell’estate del 2008, durante una conferenza con i partner. E da allora ogni anno mi riprometto di tornarci; purtroppo fino ad ora non c’è stata occasione.

Sette anni di promesse. Nel frattempo, a San Pietroburgo abbiamo aperto una sede, siamo cresciuti e ora vi lavorano 80 dipendenti per il bene dell’azienda e del mondo intero. Molte cose sono cambiate e ho sempre dovuto rimandare la visita, ma alla fine ce l’ho fatta! Urrà! E devo dire che San Pietroburgo è una delle città più belle del mondo.

Cosa non è cambiato dall’ultima volta? Il fiume Neva continua ad attraversare la città, c’è ancora la Prospettiva Nevskij, la Cattedrale di Sant’Isacco, l’Ammiragliato, la Fortezza di Pietro e Paolo e l’Astoria. I ponti sono ancora aperti e Peterhof è ancora strapiena di gente.

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Un posto lontano sul mare

“Anche se vi dovesse capitare di nascere in un impero, è meglio vivere in un luogo lontano sul mare”.

-Joseph Brodsky, Letters to a Roman Friend

Benvenuti a tutti, cari lettori del blog. Sono stato via per un po’. Durante il mese di maggio ho avuto la fortuna di trascorrere qualche giorno nella zona occidentale della Russia, precisamente nella città di Kaliningrad, che ai tempi della Prussia si chiamava Königsberg . In realtà, il nome Kalinin non è che mi entusiasmi (e anche le connotazioni che ne derivano), per cui la chiamerò Köningsgrad.

Il vecchio Brodsky aveva ragione quando disse che è meglio vivere in un luogo (lontano) sul mare. Ho messo l’aggettivo “lontano” tra parentesi poiché, al giorno d’oggi, Königsgrad (dove il poeta scrisse quelle parole) è ben collegata con il resto del mondo mediante voli (regolari), treni, auto e telecomunicazioni in generale.

Per informarmi sul posto, cosa che faccio sempre prima di ogni viaggio, ho digitato sul motore di ricerca “MOW-KGD” (ovvero Mosca tutti gli aeroporti -Khrabrovo, aeroporto locale) e ho visto che ogni giorno ci sono almeno 11 voli che percorrono questa rotta. Mi chiedo quanti ce ne siano al giorno di Boston-New York. Ho controllato, 33 o più al giorno, il triplo. Oppure KUL-SIN (Kuala Lumpur-Singapore), oltre 38, Bejiing-Shangai, almeno 49 al giorno, Tokyo-Osaka, più di 57 ecc. Potrei continuare all’infinito con questi curiosi confronti, ma devo dire che 11 voli al giorno per una regione da un milione di abitanti circa, beh, non è male.

Bene, parliamo un po’ di Brodsky e di Königsgrad…

Secondo vari esperti di Brodsky, molte delle sue opere sono state scritte a Königsgrad, grazie all’influenza di un clima favorevole e altri aspetti positivi del posto. Probabilmente anche l’opera da cui ho preso la citazione è stata scritta qui.

Svetlogorsk. Bel nome per un bel posto:

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La “Paint a wall challange” di Kaspersky Lab!

“Perché non facciamo un’opera alla Banksy?” ha suggerito un giorno qualcuno del nostro collettivo creativo. Mi è sembrata un’ottima idea, ho pensato, e ovviamente ho dato subito il permesso. E ho aggiunto: “Però i nostri capolavori devono essere più grandi, più sfavillanti, più belli… di quelli di Banksy (tosse imbarazzata)”. “Così il nostro logo si vedrà meglio”. 🙂

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La guida completa delle Isole Curili

Diciamola tutta: le Isole Curili sono spoglie e desolate. Tempo atmosferico estremo, difficoltà nelle comunicazioni con il continente, prezzi aumentati perché bisogna importare tutto (e sono tutti prodotti importati dalla madrepatria Russia), minaccia costante di disastri naturali come eruzioni vulcaniche, terremoti e tsunami!

Bisogna avere una tempra forte per sopravvivere qui e ancora più forte per amare questo posto. Comunque sia, sì che le Curili hanno cose belle, bisogna solo guardare con attenzione….

La superficie totale di terraferma è di poco inferiore a quella di Israele, della Slovenia o metà del Belgio. La popolazione è di circa 20 mila abitanti, metà dei quali vive in tre città: Severo-Kuril’sk (Kuril’sk del nord), Kuril’sk e Yuzhno-Kuril’sk (Kuril’sk del sud). Tutto nella massima logica.

Le prime due hanno ricevuto lo status di “città”, anche se sommando gli abitanti non arrivano a quelli della terza, classificata  come “insediamento urbano” (logico?).  Poi ci sono villaggi e paesini di pescatori che d’estate prendono vita  dopo essere rimasti in letargo tutto l’inverno.

Allora, com’è vivere alle Curili?

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La formula vincente di Sochi

Il primo Gran Premio di Formula 1 in Russia è stato assolutamente fantastico!

Si tratta di un circuito molto veloce, benché alcuni pensino che sia noioso e che necessiti di curve più avvincenti. La tribuna è enorme, il paddock ben progettato e la logistica funziona bene. I vari team ritengono che l’organizzazione sia stata perfetta, tutto è andato liscio come l’olio. L’intero staff che ha lavorato dietro le quinte merita tutto il nostro rispetto: se si è ben motivati, si possono raggiungere grandi traguardi. 🙂

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Isole Curili: come, dove e perché

Come è nata l’idea di fare una crociera, non per visitare splendide isole tropicali, ma per alcune isole disabitate (ovviamente a ragione) dal clima polare?

In realtà è più semplice di quanto si pensi…

Il mio luogo preferito dove ricaricare le batterie e resettare la mente durante il mese di agosto è senza dubbio Kamchatka: ci sono vulcani, geyser, sorgenti di acqua calda, orsi e altre situazioni estreme. Ma eravamo già stati a Kamchatka, e non una volta sola. Avevamo bisogno di un viaggio simile ma in un posto diverso…

Ogni volta che vado a Kamchatka, la gente del posto mi dice “alle Curili è molto meglio questo o quello”. Olga Rumyantseva, che ha i miei stessi gusti, era già stata alle Curili e me ne parlava continuamente… Durante questi anni la mia curiosità è cresciuta poco a poco, fino a quando non ne ho potuto più e si è deciso (o meglio, ho deciso) che il successivo viaggio estivo sarebbe stato alle Curili.

Una volta stabilito dove andare (circa un annetto fa), è iniziata la preparazione del viaggio alle Curili, che è durata l’intero anno. Abbiamo deciso i partecipanti (la maggior parte appassionati di turismo estremo e della natura più selvaggia), abbiamo stabilito le tappe più adeguate, abbiamo analizzato il territorio e abbiamo scelto l’imbarcazione che meglio si adattava alle nostre esigenze. La cosa più importante: tutti i partecipanti sono stati avvisati che non sarebbe stato il tipico viaggio “palestra-spiaggia-piña colada-spa-Cuba libre-lettura e turismo”. Si trattava di un viaggio su mari agitati, con un clima rigido e su isole inospitali, senza connessione a Internet o cellulari.

Ritorno alle origini, ritorno alla natura.

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