LE FERROVIE DEL GIAPPONE SECONDO UN GAIJIN

Dopo ulteriori incontri e discorsi no-stop, stavolta a Nagasaki, il nostro viaggio è proseguito su un treno ad alta velocità, nel buio più assoluto. Dove, non lo indovinerete mai, ecco un indizio:

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Ok, basta con i misteri. Siamo schizzati sull’isola di Kyushu, ossia nella città di Fukuoka (capoluogo della prefettura omonima), nello specifico il distretto di Hakata-ku. Curiosamente, i treni (compreso il nostro) che vanno nel distretto di Hakata sono denominati “treni per Hakata”, non “treni per Fukuoka”. Come se ci fossero “treni per Kings Cross” invece di “treni per Londra”. Insolito.

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Quindi, Fukuoka…0 ancora di più Hakata:

Un non giapponese mai e poi MAI verrà a conoscenza di posti del genere. In fondo, perché poi? Potrebbe imbattersi da qualche parte nei loro nomi in lingua locale con traduzione inglese, ma dovrebbe mettersi d’impegno. Solo un gaijin, uno straniero, che approda spesso su queste isole potrebbe scoprire, ed anche visitare, dei posti così autenticamente giapponesi e non turistici. Un gaijin… come me :).

Per trovare Fukuoka e Hakata, un gaijin deve raggiungere una delle tre città principali del Giappone (Tokyo, Kyoto o Osaka) e servirsi della notoriamente prodigiosa ferrovia nazionale, la Shinkansen. Sostando sulla banchina in una di queste città, vedrete dei nomi sulle tabelle delle partenze. Per esempio, se vi trovate alla stazione di Tokio, la tabella mostrerà Yokohama, Nagoya, Kyoto, Osaka, Kobe, Hiroshima, Kokura e, se siete fortunati, Hakata.

La mia presenza alla stazione di Hakata credo possa essere paragonata a quella di un giapponese in, diciamo… una piccola stazione a metà della Transiberiana. Entrambe rappresentano lo stereotipo a cui siamo abituati o che ci aspettiamo dal paese straniero corrispondente. Un po’ come la Cina autentica che ho visitato di recente, questo era il Giappone autentico, in versione originale!

Il nostro hotel non aveva il tredicesimo piano. Non è così strano: capita spesso negli hotel di tutto il mondo, per scaramanzia. Stranamente, non c’era neanche il quarto piano! So che i cinesi guardano con… sospetto al numero 4, ma non sapevo fosse così anche per alcuni giapponesi. Numerazione giapponese politicamente corretta, perché no? 🙂

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Aaaahhhh, finalmente ce l’abbiamo fatta: la destinazione finale di questa maratona giapponese d’autunno.

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